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L’ordine esecutivo sulla libertà religiosa e di espressione firmato dal Presidente degli Stati Uniti il 4 maggio scorso e che il Centro Studi Livatino è in grado di offrire nella sua traduzione integrale, è certamente apprezzabile, ma non riesce ad affrontare la maggior parte delle minacce alla libertà religiosa. Conferma la presenza, anche all’interno dell’attuale amministrazione e dello staff presidenziale, ldi forze ostili a talune delle politiche annunciate da Trump in campagna elettorale e alla base della sua affermazione. Al testo del provvedimento segue una lettura critica di Francesco Cavallo, avvocato a Lecce, del Centro studi Livatino.

 

Ordine esecutivo presidenziale  che promuove la libertà di espressione e religiosa

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Con l’autorità di Presidente conferitami dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d’America, al fine di indirizzare il governo e l’amministrazione allo sviluppo e all’implementazione di politiche concernenti la libertà religiosa delle persone e delle organizzazioni in America in maggiore conformità alla Costituzione, alle leggi applicabili e alle direttive presidenziali, è così disposto:

 

Sezione 1. Principi. La politica del governo deve vigorosamente rafforzare la robusta protezione accordata alla libertà religiosa dalla legge federale. I Padri Fondatori immaginarono una nazione in cui le voci e le visioni religiose sono parte integrante di una viva piazza pubblica e nella quale i credenti e le istituzioni sono liberi di professare e vivere la loro fede senza timore di discriminazioni o ritorsioni da parte del governo federale. Per questa ragione, la Costituzione statunitense sancisce e protegge il diritto fondamentale alla libertà religiosa come prima libertà degli americani. La legge federale protegge la libertà degli americani e delle loro organizzazioni di professare e vivere il proprio credo religioso e partecipare pienamente alla vita civile senza indebite interferenze da parte del governo federale. Il governo onorerà e rafforzerà questa previsione.

 

Sez. 2. Rispetto della libertà di espressione politica e religiosa. Tutti i dipartimenti e le agenzie governative devono, quanto più possibile e per quanto consentito dalla legge, rispettare e tutelare la libertà delle persone e delle organizzazioni di esprimersi nel dibattito politico e religioso. In particolare, il Segretario del Tesoro deve assicurare, per quanto consentito dalla legge, che il Ministero del Tesoro non intraprenda alcuna azione nei confronti di alcun individuo, confessione o organizzazione religiosa per il solo fatto che esso si sia espresso o si esprima su questioni morali o politiche da una prospettiva religiosa, poiché interventi di questo tipo, per quanto legislativamente previsto, non devono essere considerati da parte dell’amministrazione del Tesoro come partecipazione ad o intervento in una campagna politica in favore (o contro) un candidato a una carica pubblica. Ai fini del presenta atto, per “azione” si intende l’imposizione di qualunque tassa o sanzione, il ritardo o il rifiuto nel riconoscimento di esenzioni fiscali, l’esclusione delle detrazioni fiscali per contributi versati a soggetti esenti da imposte ai sensi della sezione 501 (c) (3) del titolo 26, Codice degli Stati Uniti, o qualsiasi altra azione che renda indisponibile o neghi qualsiasi deduzione fiscale, esenzione, credito o beneficio.

 

Sez. 3. Tutela della libertà di coscienza relativamente al Preventive-Care mandate (Obamacare). Il Segretario del Ministero del Tesoro, il Segretario del Ministero del Lavoro e il Segretario del Ministero della sanità devono valutare la di emanare, in conformità alle leggi in vigore, regolamenti  che prevedano il diritto all’obiezione di coscienza rispetto al Preventive-Care di cui alla sezione 300gg-13 (a)(4) del titolo 42, codice degli Stati Uniti.

 

Sez. 4. Linee di indirizzo in tema di libertà religiosa. Al fine di indirizzare tutte le agenzie al rispetto uniforme della legge federale sul punto, il procuratore generale, laddove lo riterrà opportuno, dovrà emanare una guida interpretativa delle protezioni della libertà religiosa nel diritto federale.

 

Sez. 5. Severability. Se una qualsiasi disposizione del presente ordine o l’applicazione di qualunque di esse a qualsiasi individuo o circostanza dovesse essere ritenuta invalida, ciò non inficerà in alcun modo la validità e l’applicazione del resto dell’ordine e delle sue altre disposizioni a qualsiasi altra persona o circostanza.

 

Sez. 6. Disposizioni generali.

  1. A) Nulla di questo ordine deve essere interpretato per pregiudicare o alterare altrimenti:

(I) l’autorità concessa dalla legge a un ramo dell’esecutivo o ad un’agenzia o al suo capo; o

(Ii) le funzioni del direttore dell’Ufficio di gestione e di bilancio relative a proposte di bilancio, amministrative o legislative.

  1. B) L’ordine deve essere attuato in conformità alla legge applicabile e sulla base delle risorse disponibili.

(C) L’ordine non intende creare e non crea alcun diritto o beneficio, sostanziale o procedurale, suscettibile di esecuzione forzata in danno degli Stati Uniti, dei suoi dipartimenti, agenzie o enti, funzionari, dipendenti o di qualsiasi altra persona.

 

DONALD J. TRUMP

 

LA CASA BIANCA,

4 maggio 2017

 

Un testo che delude le attese

Trump ha vinto la sua campagna elettorale garantendo che avrebbe affrontato frontalmente il politicamente corretto che oramai tiene insieme le sinistre variamente libertarie, e tuttavia l’ordine esecutivo sulla libertà religiosa firmato il 4 maggio delude le aspettative in questo senso.

Alla base di un testo scarno, che si limita ad affermazioni di principio senza introdurre alcuna rilevante novità sul piano giuridico sostanziale, ci sono, anche stavolta, le forti prese di posizione del mondo “liberal”, purtroppo presente all’interno dello staff del presidente (per non dire del partito repubblicano) e, ciò che le rende più influenti, della sua famiglia. Non è la prima volta, purtroppo, che Trump dimostra di non saper resistere alle pressioni degli ambienti “liberal” interni, a cominciare dal genero Jared Kushner e dalla figlia Ivanka.

La delusione attorno a questo ordine esecutivo è, però, dettata soprattutto dal fatto che esso risulta la versione destrutturata di un ordine esecutivo che il Presidente Trump si accingeva a firmare a febbraio e che conteneva:

  • la previsione dell’obbligo per l’intero governo federale di rispettare le leggi e le decisioni della Corte Suprema che chiariscono come il diritto alla libertà religiosa si applichi a tutte le persone, a tutte le fedi, in tutti i luoghi e in tutti i tempi e non si riduce alla libertà di culto;
  • l’affermazione per cui per organizzazioni religiose vanno intese tutte le organizzazioni basate su principi religiosi, non solo i luoghi di culto o gli enti di beneficenza, e ribadiva che l’esercizio religioso “include tutti gli aspetti dell’osservanza e della pratica religiosi”, non solo quelli strettamente richiesti da una fede;
  • obbligava la pubblica amministrazione, ”nella misura più ampia possibile e permessa dalla legge”, a rispettare la religione dei dipendenti;
  • dava mandato ai ministeri della salute, del lavoro e del tesoro di emanare misure a protezione delle Piccole Sorelle dei Poveri e di tutti gli altri enti non esentati dall’applicazione dell’Obamacare in tema di aborto e contraccezione;
  • soprattutto, dava mandato al segretario alla salute di disporre finalmente che tutti i cittadini avessero la possibilità di acquistare piani di assistenza sanitaria che non prevedano l’aborto o sovvenzionino altri piani che lo prevedano;
  • chiedeva al segretario alla salute di fare in modo che il governo federale non discrimini gli enti religiosi che erogano servizi di cura ai minori e di adozione
  • obbligava tutte le agenzie del governo federale a sostenere le organizzazioni religiose convenzionate con i governo, intimando al tesoro di non revocare i benefici fiscali concessi per il solo fatto dell’intervento dell’organizzazione religiosa nel dibattito politico o per il suo affermare che il matrimonio è l’unione di una donna, che si nasce uomini o donne o che la vita inizia al concepimento;
  • di più, invitava tutte le agenzie del governo federale a rifiutarsi di riconoscere e applicare qualsiasi decisione da parte da parte di altri organi federali contenente la revoca o la negazione negazione di benefici fiscali o dell’accreditamento a causa dei principi religiosi dell’organizzazione;
  • stabiliva che tutte le agenzie non possono intraprendere azioni contro dipendenti, contraenti o beneficiari in ragione delle loro idee sul matrimonio espresse fuori dal luogo di lavoro (o dalle circostanze di cui al contratto) e, comunque, che le agenzie sono tenute a riconoscere e accettare nei luoghi di lavoro, nei contratti e nel procedimenti queste posizioni.

 

Ambienti contrari al provvedimento presenti nello staff presidenziale resero noto anzitempo il contenuto della bozza. Tanto scatenò le violente reazioni del mondo liberal e del mondo lgbt che denunciarono come, se emanato, l’ordine avrebbe di fatto annullato l’ordine Obama del 2014 «contro le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere» (discriminazione che, ad esempio, si riscontrerebbe nel favorire organizzazioni che preferiscono affidare i bambini a coppie eterosessuali e/o sposate, ecc…). Il 4 maggio ne è stata firmata una versione sostanzialmente annacquata.

Come si può notare confrontando la bozze di febbraio con il testo emanato il 4 maggio, la differenza è notevole, essendo residuata nel testo firmato solo la previsione circa il divieto di revoca di benefici fiscali in ragione di interventi nel dibattito pubblico e affermazioni di mero principio sull’importanza della libertà religiosa insieme a linee di indirizzo non vincolanti. Sono scomparse le previsioni che avrebbero garantito le organizzazioni religiose nella selezione del proprio personale e nella loro organizzazione interna, stralciata la previsione cogente di obiezione di coscienza relativamente ai piani obbligatori secondo l’Obamacare che avrebbe finalmente e pienamente evitato agli americani di violare le loro coscienze proteggendo la loro libertà di acquistare polizze di assistenza sanitaria che non coprono o sovvenzionano l’aborto, cancellata la difesa della libertà di esprimersi in favore del matrimonio naturale senza ingerenze e/o sanzioni da parte dell’amministrazione, ecc…

Quest’ordine non affronta le principali e più attuali minacce alla libertà religiosa negli Stati Uniti, rivelandosi deludente e inadeguato, soprattutto rispetto alle promesse di Trump circa il ribaltamento delle politiche della precedente amministrazione Obama, alla base della sua affermazione elettorale proprio perchè negli ultimi anni gli americani hanno visto i loro diritti di libertà religiosa sotto assalto come mai prima.

L’amministrazione di Trump ha ancora tempo per intraprendere azioni significative per invertire la tendenza (nulla vieta al Presidente di emettere un altro ordine esecutivo basato sul testo di febbraio). In ogni caso, deve cominciare a pensare che ogni intervento va saldamente reso permanente col passaggio al Congresso, al fine di rendere quantomeno più ardui gli eventuali annullamenti da parte delle future amministrazioni. Gli americani hanno scelto Trump anche perché vogliono restare liberi di adorare Dio, servire i poveri, educare le future generazioni e gestire la propria impresa in conformità alla loro fede, qualunque essa sia: deluderli sarebbe grave.

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