
C’era una volta un “codice” d’onore
E quel che è accaduto a Caivano ne è il certificato di morte. Ma i responsabili non abitano solo al Parco Verde.
(altro…)E quel che è accaduto a Caivano ne è il certificato di morte. Ma i responsabili non abitano solo al Parco Verde.
(altro…)Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi indicò la strada: queste organizzazioni sono “strutture di peccato” e per sradicarle bisogna annunciare che “verrà il giudizio di Dio”.
(altro…)Intervista di Lorenzo Cipolla ad Alfredo Mantovano, pubblicata su Interris, quotidiano on line, il 19 luglio 2022.
(altro…)Di Domenico Airoma, da il Timone, rivista mensile, giugno 2022.
(altro…)da Interris, quotidiano digitale, 23 maggio 2022, di Alfredo Mantovano.
(altro…)Una recente pronuncia della 3^ sez. pen. della Corte Suprema, nel confermare la condanna per violazione dell’art. 405 cod. pen. a carico del ‘capo-vara’ di una processione, fermata per un ‘inchino’ di fronte all’abitazione di Riina-Bagarella a Corleone, rafforza la tutela del sentimento religioso da odiose strumentalizzazioni, funzionali al consolidamento del consenso mafioso.
(altro…)La Corte di Cassazione (3^ sez. pen. ud. 15/10/2021 R.G. 8762/2021 ric. L. Grizzaffi) ribadisce che la sosta del fercolo del Santo in corrispondenza dell’abitazione della famiglia di un capo di Cosa Nostra costituisce turbamento della funzione religiosa. Ma la questione irrisolta rimane quella dell’inchino sociale.
(altro…)Le più evidenti degenerazioni nella pratica sportiva sono quelle del mondo del calcio, dove gli intrecci fra riciclaggio, corruzione e mafie sono stati oggetto di indagini giudiziarie in tutta Italia, con partite truccate, gestione illecita delle scommesse, controllo delle scuole calcio e dei vivai delle squadre, estorsioni mascherate da sponsorizzazioni e minacce a giocatori, allenatori e dirigenti, utilizzo delle tifoserie per il controllo dei servizi e delle attività interne ed esterne agli stadi. Non mancano azioni in positivo per prevenire e contrastare il fenomeno.
(altro…)Mario Mori è stato uno degli investigatori più intelligenti ed efficaci nel contrasto dapprima del terrorismo brigatista – nel 1978 è comandante della Sezione Anticrimine del Reparto Operativo di Roma, in stretta collaborazione col gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa -, poi di ‘cosa nostra’: nel 1986 guida il Gruppo Carabinieri Palermo 1 e, una volta che nel 1990 viene costituito il ROS-Raggruppamento Operativo Speciale, dapprima è il responsabile del I Reparto, quello con competenza investigativa sulla criminalità organizzata, nel 1992 ne diventa vice comandante, e nel 1998 comandante. Nel 2001 è nominato prefetto e direttore del SISDE-Servizio Informazioni per la Sicurezza Democratica, e affrontando in tale veste una intensa attività di intelligence e di prevenzione dal terrorismo di matrice islamica, fino al 2006. Sottoposto a non pochi procedimenti penali, dai quali è stato sempre assolto, in relazione ai più delicati snodi investigativi da lui affrontati, con le considerazioni che seguono spiega nel dettaglio che cosa è accaduto, in particolare, per due delle vicende che ha seguito in prima persona, l’indagine ‘mafia e appalti’ e la cattura di Salvatore Riina. Pubblicate a puntate la scorsa settimana sul quotidiano il Riformista, le proponiamo nella loro interezza, con la cortese autorizzazione dell’Autore[1].
(altro…)Il 21 settembre è stata pubblicata la Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sulla attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, relativa al periodo luglio-dicembre 2020: si tratta di un documento importante, fondamentale per comprendere il livello di infiltrazione che la criminalità organizzata è riuscita ad ottenere in ogni ambito della vita collettiva, rimanendo al passo con i tempi, trasformandosi e sfruttando le occasioni presentate, pandemia inclusa.
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