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E’ il titolo di un convegno tenutosi al Polo Universitario “Le Piagge” il 18 dicembre scorso organizzato dalle associazioni Scienza e Vita di Pisa e Livorno e Unione Giuristi Cattolici sezione pisana, con il patrocinio del Centro Studi “Rosario Livatino”.

L’evento, accreditato per la formazione forense dall’Ordine degli Avvocati pisani, è stato introdotto dal Dott. Renzo Puccetti, docente di bioetica al Pontificio Ateneo S. Giovanni Paolo II°, il quale ha confutato alcuni documenti ufficiali di associazioni di pediatri e psicologi americani (secondo cui non vi sarebbe differenza alcuna quanto alla salute psichica e all’equilibrio affettivo tra i bambini allevati da coppie omosessuali rispetto a quelle cresciute con i genitori naturali) veicolati dalla gran parte dei media come verità scientificamente provate e presi da alcuni giudici nostrani a sostegno dell’affidamento o dell’adozione di minori abbandonati a coppie omosessuali.

Il dott. Puccetti ha evidenziato che una parte consistente degli studi su cui si basa tale assunto sono stati realizzati dalla psicologa Charlotte Patterson dell’Università della Virginia, omosessuale dichiarata, attraverso tecniche di rilevazione statistica ritenute inaccettabili dal punto di vista scientifico, come denunciato dai Proff. Mark Regnerus  e D. Paul Sullins, anch’essi di università americane, e dimostrato da più recenti studi, effettuati su campioni molto più allargati e rappresentativi della popolazione, i quali hanno dato risultati diametralmente opposti

(cfr: http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2015/02/17/politica/in-difesa-dello-studio-sullins).

Il Dott. Giovanni Bonini, pediatra, ha illustrato le importanti acquisizioni scientifiche sulla vita fetale del bambino, in cui tra madre e figlio già si instaurano intense relazioni simbiotiche e affettive che si consolideranno, a partire dai primi giorni di vita, durante tutta l’infanzia, a comprova  della necessità che tale rapporto non venga meno nel tempo affinché sia garantita al meglio una crescita equilibrata al bambino. Altrettanto è da dirsi del rapporto con il padre, figura maschile di riferimento, distinta oggettivamente da quella materna, non meno necessaria della prima nei primi anni di vita per favorire il graduale processo di identificazione del bambino come soggetto individuale.

Queste conclusioni, da sempre patrimonio delle scienze pediatriche, hanno costituito la base per spostare il discorso sul piano giuridico e per parlare dell’adozione, figura che trova origine nel diritto romano, trattata dal Prof. Paladini, docente di diritto provato all’Università di Brescia, il quale ha spiegato che nel tempo, grazie all’influenza del cristianesimo, esso si è evoluto fino ad assumere l’attuale configurazione quale istituto attraverso cui a particolari condizioni soggettive (la richiesta deve pervenire da una coppia eterosessuale coniugata, non separata e convivente da almeno 3 anni che dimostri di essere affettivamente idonea e capace di educare, istruire e mantenere i minori che intendano adottare; art. 6 L. 184/1983) si possono dare due nuovi “genitori” adottivi a quei minori che hanno perduto i loro genitori naturali o sono stati da essi abbandonati per assicurare loro quel sostegno materiale e morale, necessario per crescere in modo sano ed equilibrato, che, almeno di regola, si ritrova in una famiglia con papà, mamma ed eventuali fratelli.

Il Prof. Claudio Cecchella, docente di diritto processuale all’università di Pisa, ha poi illustrato le attuali carenze normative sul piano della tutela processuale degli interessi del minore nei procedimenti che lo riguardino, e in particolare, in quello di adozione, lasciati esclusivamente alla cura del Pubblico Ministero, figura spesso lontana dalla sensibilità richiesta in queste fattispecie, e a quella del giudice minorile, per sua natura terzo rispetto agli interessi tutt’altro che convergenti di tutte le parti coinvolte, auspicando l’avvento di un vero e proprio rappresentante tecnico (avvocato) del minore in tutti i procedimenti che lo riguardino.

Da ultimo, l’Avv. Giuseppe Mazzotta, Presidente dei Giuristi Cattolici locali e moderatore del convegno, ha letto la relazione dell’Avv. Annamaria Panfili di Genova, impedita da un contrattempo ad intervenire personalmente, la quale ha passato in rassegna alcune decisioni delle corti di merito (Roma, Genova, Bologna) che, purtroppo, sovvertendo palesemente la ratio delle norme in materia di adozione e creandone, secondo il proprio personale orientamento, altre di opposto segno, sono arrivate a consentire l’adozione di un bambino da parte del partner convivente dello stesso sesso del genitore naturale, così distorcendo tale istituto, pensato per tutelare il fondamentale diritto del bambino abbandonato ad avere un papà ed una mamma, per soddisfare l’aspirazione di taluni adulti ad avere, a tutti i costi e attraverso percorsi innaturali, un figlio.

 

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