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Una delle conseguenze dell’emergenza sanitaria è l’aggravarsi di situazioni già di per sé fragili, come quella di chi vive una grave disabilità e dipende dall’assistenza di familiari o di un caregiver. La prioritaria soluzione per tutelare queste persone e ridurre l’impatto di questa emergenza nell’emergenza è l’ordine di precedenza nella somministrazione del vaccino.


1. In queste settimane tante persone con disabilità e i loro familiari si chiedono quando saranno vaccinati. A inizio gennaio 2021 l’allora Commissario straordinario dott. Domenico Arcuri aveva annunciato che nella seconda fase delle vaccinazioni, oltre agli ultraottantenni, sarebbero state incluse le fasce di popolazione più vulnerabili, tra cui le persone con disabilità. Nelle settimane passate il nuovo Commissario straordinario gen. Francesco Figliuolo ha affermato che tutti coloro che si occupano di persone con disabilità ‒ genitori, tutori e caregiver ‒ devono essere vaccinati, prevedendo una prima fase di “riscaldamento” e poi, dalla seconda decade di aprile, una fase dal ritmo più sostenuto, con l’obiettivo della somministrazione di 500mila vaccinazioni[1]. Come osservato dal Commissario Figliuolo, alcune Regioni ora arrivano a 100-150mila somministrazioni, mentre altre non raggiungono gli stessi risultati, pertanto sarà fondamentale intervenire nelle Regioni con maggiori difficoltà per consentire il necessario adeguamento.

Le prime Regioni ad interessarsi dei disabili sono state, seppure con modalità e tempi diversi, l’Emilia Romagna, il Lazio, l’Abruzzo e in queste settimane altre Regioni si stanno attrezzando. In Piemonte sono state presentate circa 85.220 richieste di vaccinazioni per le persone estremamente vulnerabili e per i disabili gravi, e circa 20.100 richieste per conviventi e caregiver espresse tramite i medici di famiglia, mentre in Toscana, dopo un periodo di difficoltà organizzativa, la situazione sembra migliorare grazie all’aumento dei turni di somministrazione, anche nel fine settimana, e delle strutture. In Veneto sono in corso le consegne dei vaccini ai centri di riferimento relativi, in particolare, a tre categorie a rischio: trapiantati, pazienti affetti da fibrosi cistica e malati oncologici, come spiegato dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. Difficoltà organizzative e modalità di accesso alla prenotazioni sono state riscontrate in modo assai accentuato in Puglia, e poi in Lombardia, in Campania, e in Sardegna, dove la vaccinazione di disabili, malati cronici e non autosufficienti è stata rimandata, nel mese di marzo, per mancanza di vaccini.

2. Un primo motivo esposto per l’attuale rallentamento è la riduzione, a volte importante, del flusso di arrivo delle confezioni di vaccini, che hanno visto calare le dosi disponibili anche del 40%. Questo ha obbligato – per non rendere inutile la prima vaccinazione ‒ a concentrare il numero ridotto di dosi sulle persone già vaccinate, in modo da completare il ciclo di trattamento. In tal senso la buona notizia è la verifica dell’efficacia del vaccino, che sembra avere conseguito la piena risposta protettiva dei sistemi immunitari.

È solo una questione di ritardi? Da più parti si segnala che nei vari Piani pandemici regionali il tema delle vaccinazioni alle persone con disabilità – e anche dei loro caregiver o assistenti personali – non risulta esplicitato. Il 3 febbraio scorso il Governo aveva incontrato le Regioni, riformulando il Piano vaccinale alla luce della nuova situazione. È evidente una chiara carenza di informazione, che sta producendo una corsa sparsa delle Associazioni di settore a rivendicare priorità legate ai loro Associati: ciò indebolisce la voce delle due Federazioni nazionali FISH-Federazione Italiana per il superamento dell’handicap e FAND-Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità, delineando una frammentazione di domande e richieste che non giova all’interlocuzione sul tema coi decisori politici.

È una frammentazione che provoca forti disagi sia all’interno che all’esterno di questa fascia di popolazione: essendo le persone con disabilità dichiarate dall’ISTAT 3.100.000 – dato largamente sottostimato, dato che i beneficiari di provvidenze economiche superano largamente i 4,5 milioni, si creano competizioni laceranti tra soggetti spesso discriminati e senza eguaglianza di opportunità, una sorta di “guerra” tra i soggetti più vulnerabili al Covid 19. Tra le persone con disabilità, non tutte hanno gli stessi rischi in caso di contagio, poiché il termine disabilità indica tante differenti situazioni.

3. Nella seconda fase della campagna vaccinale, insieme con coloro che sono a contatto diretto con le persone disabili – assistenti domiciliari o privati e caregiver -, vanno inserite, in primis, le persone non autosufficienti, quelle in assistenza domiciliare perché solo parzialmente indipendenti dall’aiuto esterno e quelle con disabilità che presentano comorbilità a maggior rischio: persone immunodepresse o con esiti di patologie oncologiche o altre particolari affezioni che aumentano il rischio di malattia in caso di contagio.

Tutte queste sono maggiormente esposte ai rischi dell’infezione, sia perché le condizioni di salute possono peggiorare il decorso della malattia, sia perché un quadro patologico complesso influenza negativamente il tipo e la qualità di vita dei diretti interessati e dello stesso personale di assistenza, specialmente se di ambito familiare.

Si aggiunga che per le persone con disabilità intellettive, relazionali o psicosociali il rischio di contagio è per sua natura superiore alla media, per l’estrema difficoltà a rispettare le misure di protezione individuale.

Il rischio aumenta ulteriormente in caso di ricovero ospedaliero, per la difficoltà di realizzare la necessaria attiva collaborazione con il personale di assistenza, specie quando non può essere assicurata la presenza dei caregiver abituali. Le priorità sono sia quelle di salvaguardare le persone più vulnerabili tra quelle con disabilità, ma anche prevenire situazioni che, a causa di varie ragioni, potrebbero determinare la violazione di diritti fondamentali di queste persone: si pensi, ad esempio, all’ipotesi di una inadeguata assistenza materiale, considerando gli elevati bisogni/diritti di assistenza che spesso gli ospedali già in periodi ordinari fanno fatica ad assicurare e che, a maggior ragione, non riescono a coprire in situazione di emergenza per la pandemia.

Daniele Onori e Daniela Bianchini


[1] La nuova tabella di marcia si basa su un documento dal titolo “Le priorità per l’attuazione della seconda fase del Piano nazionale vaccini Covid-19” http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3014_allegato.pdf elaborato dal Ministero della Salute in collaborazione con la struttura del Commissario Straordinario per l’emergenza COVID, AIFA, ISS e AGENAS, e aggiorna il Piano vaccini adottato con DM del 2 Gennaio 2021, individuando le categorie target prioritarie e le fasi della campagna vaccinale. Di seguito le tabelle aggiornate e le novità del piano vaccini previste per la fase 2 e 3.
LA GERARCHIA DI PRIORITÀ
Sulla base dei criteri indicati, è stato pertanto definito un nuovo ordine di priorità tra le categorie successive alla fase 1:
Categoria 1. Le persone estremamente vulnerabili, ovvero quelle affette da condizioni che per danno d’organo pre-esistente, o che in ragione di una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 hanno un rischio particolarmente elevate di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19, a partire dai 16 anni di età*;
Categoria 2: Le persone di età compresa tra 75 e 79 anni;
Categoria 3: Le persone di età compresa tra i 70 e i 74 anni;
Categoria 4: Le persone con aumentato rischio clinico se infettate da SARS-CoV-2 a partire dai 16 anni di età fino ai 69 anni di età*;
Categoria 5: Le persone di età compresa tra i 55 e i 69 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico;
Categoria 6: Le persone di età compresa tra i 18 e 54 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico.*per i soggetti di 16 e 17 anni di età l’unico vaccino attualmente indicato è Comirnaty (Pfizer-Biontech).
I vaccini a RNA sono riservati alle categorie 1, 2, 3, 4 e 5, mentre il vaccino di AstraZeneca alla categoria 6.

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