Ci sono uomini che compiono fino in fondo il proprio dovere, accollandosi il rischio di pagare il costo più elevato. Non si tratta di temerari, o di amanti del pericolo, o di cacciatori di notorietà. Al contrario, hanno l’intima consapevolezza di assolvere un mandato al contempo altissimo e gravoso: un’ardua missione volta a riaffermare con vigore i principi universali della giustizia e della libertà, là dove messi a serio repentaglio dalla presenza pervasiva delle organizzazioni criminali. Dunque, si tratta di uomini animati dall’afflato profondo di costruire una società libera dall’abbraccio mortifero della mafia in tutte le sue soffocanti articolazioni.
La morte crudele di questi uomini per mano criminale non arresta di colpo la loro lenta e faticosa marcia verso la virtù, che anzi s’impenna, sublimandosi nel sacrificio della propria vita con l’immediato raggiungimento della meta tanto ambita, e con essa, il premio dell’immortalità.
A pochi giorni dalle celebrazioni per il trentesimo anniversario della strage di Capaci, dall’altra parte del mondo, in Colombia, un magistrato paraguaiano di origini italiane, Marcelo Pecci, è stato assassinato durante il viaggio di nozze sulla spiaggia dell’isola di Barù, nella città di Cartagena. È l’ultimo di una lunga lista di magistrati uccisi, che si aggiorna di mese in mese soprattutto in contesti territoriali permeati dalla forte presenza dei narcotrafficanti.
Ancora una volta, un uomo delle istituzioni conosciuto e apprezzato in Patria per le sue indagini contro i cartelli della droga e la criminalità organizzata, viene brutalmente stroncato in uno dei momenti più privati e intensi. A nulla è valso l’intervento dei soccorritori e della moglie. Se n’è andato così, tra lo sbigottimento e l’incredulità generale di chi come il magistrato e la sua sposa stava trascorrendo qualche momento di spensieratezza.
Marcelo Pecci era noto in Paraguay per le inchieste sui cartelli della droga colombiani e sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella Nazione sudamericana attraverso i “colletti bianchi”. Negli ultimi tempi il magistrato stava conducendo diverse indagini sul narcotraffico e sul riciclaggio di denaro, lavorando a stretto contatto con la magistratura italiana (del ruolo di non poche banche, operanti con sportelli in tutto il mondo, per ‘lavare’ i proventi dei traffici di droga, ha trattato ampiamente l’ex vice segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Maria Costa, nel convegno organizzato dal Cento studi Rosario Livatino il 6 maggio corso; l’intero video del convegno in https://www.radioradicale.it/scheda/667631?i=4422528).
Nel corso di quest’anno il procuratore aveva disposto il sequestro di decine di immobili appartenenti a cosche mafiose locali, ottenendo inoltre l’arresto di decine di mafiosi. Il 30 aprile sposa la giornalista Claudia Aguilera, in attesa di un figlio. Non aveva una scorta quando è stato ucciso: ancora una volta, figure esposte in prima linea nella lotta al crimine organizzato vengono lasciate sole diventando un bersaglio facile.
Questa ennesima tragedia ci ricorda da vicino i gravi fatti di sangue e di mafia che hanno colpito in passato l’Italia. Riporta alla stagione terrificante degli omicidi eccellenti, delle stragi efferate di magistrati, forze dell’ordine e cittadini innocenti. Ci ricorda con dolore che tra qualche giorno è il 23 maggio, data essenziale per la nostra storia di italiani.
Giuseppe Paci