Nel convegno del 25 novembre (ore 15.30, presso la Chiesa di Santa Maria della Quercia dei Macellai, in Roma) autorevoli esperti illustreranno i pericoli legati ad uno strisciante attacco al segreto ministeriale e professionale. La posta in gioco è la libertà.
La questione è di bruciante attualità. E non riguarda solo il confessionale.
Da ultimo, la Commissione indipendente di inchiesta sugli abusi sessuali in Inghilterra e Galles ha così statuito, al paragrafo 109 della Relazioni finale: “Né la libertà religiosa o di culto né i diritti dei genitori riguardo all’educazione dei propri figli possono mai giustificare il maltrattamento dei bambini o possono impedire alle autorità pubbliche di adottare le misure necessarie per proteggere i minori dagli abusi. La Commissione, pertanto, considera che tale principio, siccome esposto nella relazione come vincolante, deve intendersi un’obbligazione assoluta; il che significa che non è ammessa alcuna eccezione basata sulla riservatezza di determinate relazioni, religiose o di altra natura”.
La pronuncia della Commissione inglese segue quelle di altri analoghi consessi inquirenti istituiti in ambito ecclesiastico e segnala una pericolosa deriva: abolire ogni forma di riservatezza in ragione della gravità di taluni reati. Tale impostazione sostanzialistica, che è proprio quella che la Corte Costituzionale italiana ha respinto quando si è occupata della questione nel 1997, se portata alle estreme conseguenze, rischia di fungere da epicentro di un sisma che può espandersi ad altri ambiti che il nostro ordinamento ha voluto tutelare da invadenze della pubblica autorità.
In altri e più chiari termini, se l’esigenza di identificazione dei responsabili di taluni gravi reati finisce con l’assumere il ruolo di supremo parametro per stabilire la permeabilità o meno del rapporto ministeriale, è del tutto evidente che, a maggior ragione, non potrà reggere la barriera del rapporto professionale.
E ciò, a voler tacere della estrema liquidità dei criteri in base ai quali verranno, di volta in volta, individuate le fattispecie di reato che giustificano il sacrificio di ogni vincolo di riservatezza.
Si tratta, in definitiva, di una questione di libertà, rispetto alla quale i giuristi non possono tacere.
Il Convegno che il Centro Studi Rosario Livatino ha promosso ed organizzato a Roma intende riflettere sulla questione e, al contempo, sollecitare l’attenzione rispetto ad un attacco alla libertà religiosa e alle libere professioni, tanto più pericoloso quanto più subdolamente travestito da nobili intenzioni.
