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Nel 2012 due uomini entrarono in una pasticceria di Denver, in Colorado, chiedendo a Jack, il pasticciere, di realizzare una torta personalizzata per celebrare il loro matrimonio same sex. Il pasticcere, confessata la propria fede cristiana e la convinzione che il matrimonio sia solo quello tra un uomo e una donna, declinò educatamente, spiegando di non essere disposto a usare i suoi talenti artistici per celebrare ogni evento o esprimere qualunque messaggio, e offrì ogni altro prodotto del negozio. 

La coppia presentò una denuncia alla Commissione per i diritti civili del Colorado e lo Stato adottò un provvedimento nei confronti di Jack con il quale gli ordinava di realizzare torte per qualuque circostanza, comprese le celebrazioni dei matrimoni omosessuali; gli impose di rieducare il suo staff, la maggior parte del quale era composto da suoi familiari; gli chiese di segnalare al governo statale tutte le torte che si era rifiutato di creare e le relative ragioni negli ultimi due anni. Dopo oltre cinque anni di contenzioso, telefonate anonime minatorie e odio sociale, la perdita del 40% della fatturato e il licenziamento della metà dei suoi dipendenti, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America – con una sentenza a maggioranza schiacciante, 7 a 2 – ha censurato la repressione della libertà artistica e religiosa di Jack perpetrata dal Colorado.

La Corte Suprema ha affermato che nessun potere pubblico può costringere un artista o un prestatore d’opera a celebrare eventi o a esprimere messaggi contro la sua fede e/o contro le sue personale convinzioni, poiché il Primo Emendamento garantisce che chiunque abbia opinioni dissenzienti rispetto a quelle eventualmente preferite dal potere pubblico, ha il diritto di vivere e lavorare secondo le proprie convinzioni. 
Pubblichiamo a seguire la sentenza della Corte Suprema, con riserva di tornarci in modo più approfondito.   
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