Match Point (2005), scritto e diretto da Woody Allen, è un thriller psicologico che esplora i temi della fortuna, del desiderio, della colpa e della morale. Ambientato in una Londra altoborghese, il film segue le vicende di Chris Wilton, un ex tennista professionista, che intreccia una relazione clandestina con Nola Rice, amante e vittima delle sue ambizioni sociali. La narrazione culmina in un duplice omicidio, emblematico di come la casualità e la fortuna possano influenzare il destino umano. Allen pone una domanda inquietante: in un mondo dominato dalla contingenza, qual è il ruolo della morale?

Fortuna e contingenza: il dominio dell’incertezza

Il simbolismo della pallina da tennis che rimbalza sul nastro della rete è una delle immagini più potenti di Match Point, capace di condensare il tema centrale del film: il ruolo della fortuna nel determinare il destino umano. Questa immagine ci riporta a riflessioni filosofiche che attraversano i secoli, da Epicuro a Machiavelli. Epicuro, con la sua teoria del clinamen, introduce l’idea che la deviazione casuale sia alla base degli eventi nell’universo, mentre Machiavelli riconosce nella “fortuna” una forza che, pur incontrollabile, può essere in parte gestita dall’ingegno umano.

In Match Point, Chris non è un eroe tragico come Edipo, intrappolato in un destino ineluttabile, ma un individuo comune che manipola le circostanze e si affida al caso per sfuggire alle conseguenze delle sue azioni. Woody Allen sembra interrogarci: l’universo è governato da un ordine morale, oppure è indifferente alle colpe umane? In questo senso, il film si collega al grande interrogativo di Dostoevskij in Delitto e castigo. Tuttavia, a differenza di Raskol’nikov, che trova il proprio castigo nella presa di coscienza morale, Chris rimane impunito, sollevando il quesito se la morale sia una costruzione umana priva di un fondamento metafisico. Allen sembra suggerire un universo nichilista, dove il caso domina su ogni pretesa di giustizia.

Moralità e pragmatismo: l’uomo come animale razionale

Chris incarna l’homo economicus, l’essere razionale e calcolatore che subordina ogni principio morale al raggiungimento dei propri obiettivi. La sua figura richiama il pensiero di Nietzsche e l’idea dell’übermensch, l’uomo che si eleva al di sopra delle convenzioni morali per creare i propri valori. Tuttavia, Chris non è un autentico oltre-uomo: è piuttosto un individuo privo di autenticità, un “nichilista involontario” che vive in un mondo privo di significato e scopo.

Il finale del film, con lo sguardo perso di Chris, tradisce una verità che va oltre la sua apparente vittoria. La sua impassibilità non lo salva dal vuoto esistenziale che lo consuma: il vero castigo non risiede nella punizione esterna, ma nella consapevolezza di aver sacrificato la propria integrità sull’altare dell’opportunismo.

Il conflitto tra desiderio e responsabilità

La relazione tra Chris e Nola è il nucleo pulsante del conflitto tra desiderio e responsabilità. Nola, con la sua irresistibile carica erotica, incarna la femme fatale che sovverte ogni equilibrio sociale e personale. Ma è anche una figura tragica, una vittima sacrificale che paga il prezzo della sua vulnerabilità in un mondo dominato dal cinismo maschile. Chris, nel suo tentativo di liberarsi di Nola, non distrugge solo lei, ma compromette anche se stesso, rivelando come il desiderio incontrollato possa condurre alla rovina totale.

Il nichilismo contemporaneo

Allen dipinge un universo privo di giustizia intrinseca, dove la morale è subordinata alla casualità. La scena in cui Chris sfugge alla giustizia grazie a un evento fortuito è l’apice di questa visione nichilista. Non c’è redenzione, non c’è punizione divina: l’etica si rivela un costrutto contingente, un fragile tentativo umano di dare ordine a un caos cosmico indifferente.

Questa prospettiva si lega strettamente al nichilismo contemporaneo, una corrente di pensiero che vede nella perdita di certezze metafisiche e religiose una delle caratteristiche fondanti della modernità. Friedrich Nietzsche, nel proclamare la “morte di Dio“, ha aperto la strada a una visione del mondo in cui l’uomo è abbandonato a se stesso, senza riferimenti trascendenti. In Match Point, questa condizione è rappresentata dalla totale assenza di una giustizia superiore: Chris non solo sfugge al castigo, ma la sua impunità appare giustificata da un mondo dove l’unica legge è quella della fortuna.

Tuttavia, il nichilismo non si limita a descrivere un’assenza di senso; implica anche un confronto con il vuoto che ne deriva. Chris, apparentemente vincitore, non riesce a sfuggire a una forma di alienazione esistenziale. La sua freddezza emotiva, che inizialmente sembra dargli un vantaggio, si rivela alla fine un boomerang: un’anestesia che lo isola dal resto dell’umanità. Allen, attraverso lo sguardo perso di Chris, ci invita a riflettere su cosa significhi vivere in un mondo dove non esiste un ordine morale predefinito e dove la fortuna determina il successo o il fallimento.

Questa visione richiama anche il pensiero di Albert Camus e il suo mito di Sisifo. Come Sisifo è condannato a spingere un masso su per una montagna solo per vederlo rotolare giù, così Chris è intrappolato in una vita che, pur priva di conseguenze immediate per le sue azioni, è altrettanto priva di significato. Il nichilismo di Allen non è quindi solo una constatazione del caos universale, ma una profonda meditazione sull’alienazione e sull’isolamento dell’individuo contemporaneo.

Conclusione

Match Point è molto più di un thriller elegante: è una riflessione filosofica sull’incertezza dell’esistenza e sull’inconsistenza della morale in un mondo dominato dal caso. Allen ci lascia con un senso di inquietudine: se la fortuna decide il nostro destino, quale spazio rimane per la giustizia? E, in ultima analisi, come possiamo vivere autenticamente in un universo privo di significato intrinseco?

Daniele Onori

Bibliografia

  • Dostoevskij, Fëdor. Delitto e castigo. Milano: Feltrinelli, 2021.
  • Nietzsche, Friedrich. Al di là del bene e del male. Milano: Adelphi, 1977.
  • Machiavelli, Niccolò. Il principe. Torino: Einaudi, 1995.
  • Allen, Woody. Crimini e misfatti (film, 1989).
  • Sartre, Jean-Paul. L’essere e il nulla. Milano: Il Saggiatore, 2020.
  • Epicuro. Lettera a Meneceo. Roma: Laterza, 2002.
  • Bauman, Zygmunt. Moralità liquida. Roma: Laterza, 2008.
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