Cosa succede quando si vuole rovinare la reputazione di uno scienziato illustre in un clima politicamente orientato? Qual è la responsabilità dello scienziato stesso riguardo ad una sua “terribile invenzione”? Queste sono le domande che Nolan pone attraverso il suo interessante e complesso film sulle vicende umane, accademiche e politiche del fisico J. Robert Oppenheimer, a capo di quel Progetto Manhattan che produsse i primi ordigni nucleari.
La biografia dell’illustre fisico Julius (J.) Robert Oppenheimer, nato da genitori ebrei ashkenaziti a New York il 22 aprile 1904 e morto a Princeton il 18 febbraio 1967[1], si presta come poche altre ad investigazioni filosofiche e, più in generale, umanistiche – in tal misura anche giuridiche – sul ruolo dello scienziato in relazione allo scenario politico, al contributo all’impegno bellico e alla libertà della ricerca.
Con quest’ultima sua opera, Christopher Nolan sembra non tanto voler offrire una sua risposta, bensì piuttosto porre ulteriori interrogativi allo spettatore, onde indurlo ad una riflessione. Ne risulta un impegnativo e complesso film, che si svolge su una serie di piani tematici e temporali differenti che si succedono nella pellicola non sempre in ordine logico e cronologico, peraltro con l’aggiunta di scene oniriche che dovrebbero offrire uno spaccato diretto della mente e della psicologia del protagonista.
Il film è fortemente ispirato alla biografia American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer, pubblicata nel 2005 da Kai Bird e Martin J. Sherwin – tradotto in italiano come Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato per i tipi della Garzanti – e premiata l’anno successivo col Premio Pulitzer.
Ed è proprio con un riferimento al mito di Prometeo, il titano che ruba il fuoco agli Dèi dell’Olimpo per il bene degli esseri umani, che esordiscono i primi fotogrammi della pellicola. Solo che la consegna del fuoco da parte di Prometeo – per questo punito da Zeus con l’incatenamento al Caucaso e la tortura dell’aquila che quotidianamente gli strappa il fegato ricresciuto nottetempo[2] – si rivela fondamentale per lo sviluppo dell’umanità, finalmente dotata delle conoscenze per fruire di un fenomeno già esistente in natura e spontaneo. La bomba atomica a fissione – fenomeno, quest’ultimo, in linea di massima non spontaneo e provocato dall’intervento umano– presenta invece il potenziale opposto.
La vicenda si apre con la scena di un insolito procedimento nel quale un maturo Oppenheimer, affidato ad un intenso Cillian Murphy, è coinvolto non si capisce bene a quale titolo. Subito dopo, si passa ad una scena in bianco e nero, nella quale si narra dell’incontro fra Oppenheimer e l’Ammiraglio Lewis Strauss (eseguito da uno sfolgorante Robert Downey Jr.), presidente dell’allora neofondata Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti (United States Atomic Energy Commission, abbr. AEC)[3]: in tale scena si svolge anche un incontro con l’anziano Albert Einstein (cui presta il volto Tom Conti).
Dopodiché, si inizia con il flashback biografico a più riprese inframmezzato nei due filoni di avvio: è interessante ed apprezzabile notare che la figura del protagonista è presentata in modo tutt’altro che retorico e granitico, rischio altrimenti molto comune ai film e agli sceneggiati che coinvolgano profili biografici.
Dalle prime ricerche di laboratorio in una Cambridge nella quale si sente spaesato ma nella quale incontra l’affermato Niels Bohr (interpretato da Kenneth Branagh), ai viaggi da questo consigliati verso Göttingen (Germania) – dove incontra Werner Heisenberg, che militerà sul fronte opposto a quello di Oppenheimer per quanto concerne le ricerche per gli ordigni nucleari – e Leiden (Olanda), al ritorno negli Stati Uniti, nei quali sostanzialmente importa la meccanica quantistica e lavora a stretto contatto con Ernest Lawrence (vincitore del Premio Nobel nel 1939, interpretato da Josh Hartnett), emerge il profilo di una mente geniale e di un ricercatore-professore coinvolgente ed innovativo.
Nello stesso tempo, tuttavia, non si nasconde il profilo di un uomo essenzialmente disordinato. Disordine che si manifesta, per esempio, nel pensiero politico: Oppenheimer appare facilmente ma superficialmente affascinato dall’ideologia comunista, tant’è che tale ricorrente fascinazione non si tradurrà mai in una sua formale adesione al relativo partito statunitense. Il medesimo disordine si manifesta anche nelle relazioni, sia sentimentali – il film si sofferma sulla relazione con la psichiatra Jean Tatlock (impersonata da Florence Pugh)[4], parzialmente “accavallatasi” col rapporto con la moglie Katherine “Kitty” (incarnata da Emily Blunt), a sua volta nato come relazione extraconiugale; entrambe donne conosciute negli ambienti del partito comunista – ma anche familiari e amicali.
La scelta di coinvolgere Oppenheimer nel programma per la produzione dei primi ordigni nucleari, nonostante questi trascorsi non rassicuranti per il vertice politico, ponendolo a capo del Progetto Manhattan[5], è opera del Generale Leslie Groves (recitato da un ottimo Matt Damon). Il fisico accetta nella speranza di contribuire alla sconfitta della Germania nazista, che ha riempito i campi di concentramento della “sua gente”. Il rapporto fra Groves e Oppenheimer oscilla ripetutamente, ma funziona: il Generale in parte si impone sul fisico, imponendo la lontananza dei soggetti più direttamente coinvolti nel partito comunista, ma spesso ne seguirà le brillanti intuizioni per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro in quattro sottogruppi e la fondazione apposita della cittadina di Los Alamos in un’area disabitata del New Mexico. Da tale progetto nasceranno le bombe all’uranio e al plutonio; il fisico di origine ungherese Edward Teller (Bernie Safdie) inizierà gli studi per la bomba all’idrogeno.
La decisione di Truman (impersonato da Gary Oldman) di sganciare le bombe nucleari sul Giappone determinato a non arrendersi sino ad invasione del proprio territorio – inizialmente considerato un obiettivo per certi versi secondario, ma nel frattempo la Germania nazista aveva capitolato – conduce alle sperimentazioni nel deserto e alla presa di coscienza del terribile potenziale dell’invenzione. Proprio in tale parte del film viene mostrato un Oppenheimer sulle prime intento a sottolineare il successo del Progetto Manhattan, arrivando ad una progressiva conversione proprio a seguito del bombardamento di Hiroshima. Conversione che il regista manifesta in una magnifica scena onirica, e che gli procurerà seri problemi nel contesto degli Stati Uniti dominati dal clima culturale del maccartismo.
Senza rivelare altro, conviene adesso focalizzarsi sulle questioni di fondo che la pellicola mira a porre.
La prima e più drammatica concerne, essenzialmente, la responsabilità dello scienziato circa la sua invenzione ed i relativi utilizzi e il peso della sua opinione al riguardo. Oppenheimer ricorre coscientemente alla sua stessa scienza e alle sue straordinarie intuizioni scientifiche ed organizzative, nonché all’apporto di moltissimi altri scienziati di eccelso livello – fra i quali anche Enrico Fermi (Danny Deferrari), nel film poco più che una comparsa – per dare vita ad un’arma dal potenziale distruttivo immane, che causa danni alla salute e sofferenze a chi sopravvive all’esplosione. Non può quindi estraniarsi del tutto dalla responsabilità dei suoi utilizzi – come pure il Presidente USA in carica al momento della fine della Guerra sembra proporre, o forse arrogantemente imporre – eppure, al contempo, un’invenzione è consegnata all’umanità anche al di là delle intenzioni dell’inventore.
La strada che Oppenheimer persegue, a fronte di una coscienza che lo perseguita come l’aquila di Prometeo, è quella di un’assunzione di onori ed oneri unita, tuttavia, alla ferma opposizione all’utilizzo sistematico della bomba atomica. Si tratta di una scelta che appare, questa volta, convinta e in una certa ottica equilibrata, pur a fronte della deliberata terribile scelta originaria. Sul punto, conviene precisare – nel solco di un breve scritto già apparso su questo sito – che la bomba atomica non rappresenta affatto l’utilizzo “principe” o “compiuto” dell’energia nucleare, trattandosi di un suo contingente uso militare e deliberatamente distruttivo, connotato dalla presenza di inneschi volti a far esplodere materiali altamente fissili: nulla a che vedere con gli usi pacifici a fini energetici, connotati da materiali debolmente fissili e da sistemi di sicurezza progressivamente affinatisi volti a prevenire l’esplosione, in ogni caso in totale assenza di inneschi.
Proprio tale opposizione all’utilizzo sistematico della bomba è la fonte dei problemi politici cui Oppenheimer va incontro: qualcuno prontamente riporterà a galla le passate simpatie comuniste, cercando di anteporle al contributo profuso in favore della vittoria degli Stati Uniti. Da qui verrà l’idea di sottoporlo ad un procedimento politicamente orientato e privo di qualsiasi legalità – con una sostanziale inversione dell’onere della prova e l’inabilitazione della difesa all’accesso agli atti di cui dispone l’accusa, anche durante il dibattimento – per cercare di confinarlo ai margini del mondo scientifico e politico statunitense, nella speranza di screditarlo e di sottrargli ogni influenza sugli ulteriori sviluppi dei programmi nucleari. In sostanza, il film biografico-filosofico contiene in sé appassionante un filone di legal thriller.
Lascio ai lettori l’onere di scoprire gli sviluppi della vicenda e di interrogarsi sulle domande che Nolan acutamente pone.
Francesco Camplani, PhD
[1] Notizie estremamente essenziali sono reperibili alla voce Oppenheimer, J. Robert, in Enciclopedia Online, Treccani, https://www.treccani.it/enciclopedia/j-robert-oppenheimer, vista il 10 settembre 2023.
[2] Prima fonte scritta che parla del mito di Prometeo è la Θεογονία, Theogonía, del poeta greco Esiodo, vissuto nel VIII-VII sec. a. C. In tale opera, Prometeo è indicato anche quale creatore del genere umano, plasmato nell’argilla. Da tale fonte primaria derivano le ripetute riprese a fini letterari (Eschilo, Ovidio, in epoca moderna Goethe), filosofici (Platone, in epoca moderna Hobbes e Rousseau), musicali (si pensi a Die Geschöpfe des Prometheus di Ludwig van Beethoven).
[3] La commissione si chiama oggi United States Nuclear Regulatory Commission, solitamente abbreviata USNRC o financo NRC, ed ha un sito ufficiale: https://www.nrc.gov/ .
[4] Le notizie su Jean Tatlock sono state reperite nell’articolo Chi era Jean Tatlock, per chi vedrà “Oppenheimer”, in IlPost.it, 23 agosto 2023, https://www.ilpost.it/2023/08/23/chi-era-jean-tatlock-oppenheimer/.
[5] Per una spiegazione completa del Progetto in lingua inglese, cfr. la voce Manhattan Project, in Encyclopaedia Britannica, consultabile alla URL https://www.britannica.com/event/Manhattan-Project. Per una fonte in lingua italiana indipendente dall’uscita del film nelle sale cinematografiche, cfr. l’articolo di Giuliana Rotondi, Origini segrete del progetto Manhattan, il programma americano per la bomba atomica, su Focus.it, 21 giugno 2018, https://www.focus.it/cultura/storia/le-origini-top-secret-del-progetto-manhattan-bomba-atomica.