Un sasso gettato nello stagno nel caldo agostano, per vedere di nascosto l’effetto che fa, come diceva, in tutt’altro contesto, una nota canzone di tanti anni fa. “Se è solo una questione di diritti civili, ebbene anche la poligamia è un diritto civile”, ha scritto sulla sua pagina Facebook Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell’Ucoii, l’Unione delle Comunità islamiche, postando una foto del sindaco Giuseppe Sala a Palazzo Reale insieme ad una delle due coppie unite civilmente venerdì, e la scritta: “Anche la poligamia è un diritto civile”.
Il post, pubblicato la sera del 5 agosto, ha aperto una lunga discussione sulla pagina del social network, nella quale Piccardo spiega che “noi chiediamo la poligamia secondo la Rivelazione e tradizione. Le forme diverse non ci riguardano” e che “io e milioni di persone non condividiamo la relazione omosex e tuttavia essa è lecita e ne rispettiamo gli attori. I soggetti interessati sono comunque una minoranza, come lo sarebbero i poligami. L’intera società può accettarli tutti”. Ancora, “non si sottovaluti l’azione demografica della poligamia che riequilibrerebbe in parte il calo e la conseguente necessità di mano d’opera straniera, con le reazioni che conosciamo”, “lo Stato dovrebbe regolamentare come per le altre Unioni, tutelando così i diritti di tutti gli interessati, figli compresi”, “nessuno vuole dettar legge, solo rivendicare un diritto civile”, “non è una priorità, è una questione di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Comunque i diritti sono tutti sullo stesso piano, poi ci possono essere strategie e tempi diversi per rivendicarli ed implementarli”.
La questione è stata ripresa da diversi importanti quotidiani italiani, tra i quali il “Corriere della Sera”, “la Repubblica” e “Il Fatto quotidiano” ed è diventata un tema caldo, come il clima vuole.
Non è un caso che Piccardo, per lanciare la sua idea, si sia rifatto alla legge Cirinnà, di recente approvazione, che ha legittimato le unioni omosessuali, parificandole sostanzialmente al matrimonio. Love is love e se la legge e la giurisprudenza creativa di diversi magistrati italiani si rifanno ai sentimenti per legittimare i desideri, anche di un’infima minoranza, perché non dargli retta? E perché, dopo la poligamia, sulla base della parità dei sessi, non anche la poliandria? E poi, perché non la pedofilia? Anch’essa, da una minoranza, è ritenuta una forma di amore. E ancora, perché non so che cosa….?
Ricordo che i sostenitori del referendum abrogativo del divorzio, già all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso prevedevano la china in cui saremmo, ahinoi, scivolati e dicevano che dopo il divorzio ci sarebbe stato l’aborto, e dopo ancora la legalizzazione delle droghe e quindi il “matrimonio” di persone dello stesso sesso; e allora venivano tacciati di esagerazione.
Una volta imboccata la china, è difficile fermarsi. Ma, in ogni caso, bisogna tentare di bloccare il processo di scivolamento, vada come vada.
Avv. Stefano Nitoglia