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Di Giuseppe Rusconi– da: www.rossoporpora.org – 22 giugno 2022

Ieri, 21 giugno 2022, la Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha approvato (con il voto contrario del centrodestra) il testo unificato intitolato “Disposizioni in materia di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope nei casi di lieve entità”. Originato dagli atti parlamentari del radicale Riccardo Magi e della pentastellata Caterina Licatini, il testo in sintesi depenalizza la coltivazione domestica della cannabis e prevede pene detentive più basse per lo spaccio della stessa cannabis, inserendosi pienamente nel disegno di sovversione antropologica in atto che mira all’indebolimento della persona e alla sua trasformazione in individuo senza identità e valori. A giorni se ne dovrebbe incominciare a discutere nell’Aula di Montecitorio.

Quanto mai opportuno e prezioso dunque “Droga: le ragioni del NO – La scienza, la legge, le sentenze”, il volume a cura di Alfredo Mantovano fresco di stampa presso le Edizioni Cantagalli di Siena. Nell’opera – rigorosa nei dati e nelle citazioni, scorrevole nella lettura, convincente nelle ragioni esposte – si ritrovano contributi, oltre che dello stesso Mantovano, di un pool di specialisti dei diversi ambiti interessati da un argomento tanto dirompente (basta leggere le cronache quotidiane) quanto delicato: Domenico Airoma, Daniela Bianchini, Francesco Cavallo, Massimo Gandolfini, Domenico Menorello, Luca Navarini, Daniele Onori, Massimo Polledri, Roberto Respinti, Mauro Ronco.

Dieci i capitoli (con una postilla), di cui citiamo i titoli così che il lettore si renda conto subito dell’ampiezza dell’approfondimento del tema: “Dalla ‘modica quantità’ ai cannabis shop”, “Dal referendum (non ammesso) al testo unificato, primum legalizzare”, “Cannabinoidi tra finalità ricreative e uso medico, contro la scorciatoia della liberalizzazione”, “Cannabis, suoi derivati e sistema nervoso (in particolare dei minori)”, “Uso di stupefacenti e disturbi psichiatrici”, “Profili criminologici della diffusione della droga”, “Legalizzare la droga = favorire la criminalità organizzata”, “Non ‘andrà tutto bene’. I paradisi USA della marijuana legalizzata”, “Droga e i minori, fra Covid-19 e proposte innovative”, “La sfida del recupero”.

Talmente tanta carne al fuoco che non è possibile in queste righe valorizzarla tutta. Ci limitiamo forzatamente a qualche assaggio.

CINQUE LUOGHI COMUNIOVVERO BUFALE PATENTATE

Innanzitutto, in apertura, si elencano cinque ‘luoghi comuni’ che nel libro vengono analizzati e impietosamente sfatati.

Il primo “fa intendere che ci sono le droghe buonee quelle cattive: le seconde possono far male, ma le prime aiutano la nonna che soffre () o permettono di trascorrere una serata in spensieratezza

Il secondo “vuol convincere che ci sono i poveri spacciatori da strada e i grossi trafficanti, i primi da lasciare indenni da sanzioni, gli altri da tenere a distanza, e se mai da perseguire penalmente

Il terzo è “che ognuno è libero di fare quello che vuole della propria salute”.

Il quarto sostiene “che pure alcol e tabacco fanno male, e però non esistono sanzioni per la loro commercializzazione”.

Il quinto proclama “che legalizzare vuol dire sottrarre potere e risorse alle organizzazioni criminali che traggono profitto dai traffici di droga”.

Cinque bufale che vengono dimostrate tali, dati e esperienze alla mano.

LA REALTAINSIDIOSA DEI CANNABIS SHOP

Sulla pericolosa realtà dei cannabis shop offriamo a chi ci legge due considerazioni senz’altro pertinenti:

. “Unitamente ad altri fattori, lapertura dei cannabisshop e della vendita online ha concorso a mutare la valutazione da parte dellutente, soprattutto dellutente giovane. I prodotti sono offerti nei negozi senza chiarire che la legge ne permette la cessione non per uso umano anzi vengono presentati come una sorta di tisana dagli effetti ancora più rilassanti (); non si dice nulla per esempio degli effetti collaterali, né che assumendo discrete quantità del prodotto venduto vi sia il concreto rischio di risultare positivi ai drug testnei controlli della Polizia stradale.

Epertanto singolare che una attività qualificata penalmente illecita, e cioè la cessione dei derivati della cannabisda parte di esercizi commerciali avviata sul presupposto del contrario, continui a svolgersi in modo generalmente indìsturbato, avallando nei fatti la convinzione della sua liceità”.  

Del resto abbiamo ancora negli occhi i maxi-cartelloni appesi nella capitale per la “Fiera internazionale Canapa mundi, svoltasi nei primi giorni dello scorso aprile presso la Fiera di Roma, con sponsor come “Erba di Roma”, “Canap&artis”, “Canamo”. Previste anche una “sfilata di moda, giochi a premi, area bimbi”. Naturalmente i maxi-cartelloni (del tipo Pifferaio magico ) non erano quelli di Pro Vita&Famiglia e dunque né la strabica Giunta Gualtieri li ha rimossi né movimenti violenti come Non una di meno li hanno imbrattati.

LEGALIZZIAMOTANTO LA DROGA CIRCOLA GIA’…

Dal libro curato da Alfredo Mantovano estrapoliamo ancora un altro passo di sicuro interesse:

Una ulteriore amenità che spesso tocca sentire dai fautori della legalizzazione è che, poiché luso degli stupefacenti , in particolare dei derivati della cannabis, è di fatto libero e ampiamente diffuso, tanto valer renderlo legale. (Scrive ad esempio Roberto Saviano, Corriere della Sera, 16 settembre 2021): A chi vi racconta la stupidaggine non voglio vivere in uno Stato in cui la droga sia liberadovete ricordare che la droga è già libera () Con la legalizzazione la sottrai al controllo delle mafie e la poni sotto il controllo dello Stato”.

Si osserva nel libro: “Meglio stupidi che trafficanti di Stato, verrebbe da rispondere. Infatti, se la logica è quella di acquisire il controllo del mercato e dellofferta, soprattutto, della droga, perché limitarsi alla cannabis? Perché non vendere anche gli oppiacei e la cocaina? Si tratterebbe, a quel punto, di avviare rapporti con i principali cartelli produttori, mettendosi in concorrenza con le altre mafie”. E’ una tesi questa che “oltre ad essere controproducente sul piano preventivo e repressivo della criminalità, ha il sapore di una resa allo strapotere delle organizzazioni criminali () proponendo ai giovani un indifferentismo etico che mette sullo stesso piano tutte le opzioni, non esclusa quella mafiosa”.

LA POSTA IN GIOCO

Concludiamo le poche citazioni – speriamo già illuminanti – con alcune delle considerazioni conclusive contenute nella “Postilla”: “Quel che separa chi ha condiviso le pagine di questo libro, e i tanti che concordano con quanto in esse esposto, rispetto ai sostenitori della legalizzazione delle droghe, fuori e dentro le istituzioni, non sono i milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate nelle tabelle, né la collocazione del singolo stupefacente nella tabella I o II o IV, e neanche lestensione della categoria delluso personale.

La linea di confini è su qualcosa di più importante: sul significato da conferire a termini come libertà e responsabilità. Per chi intende riscrivere la legislazione sulla droga avvicinandola alle esperienze devastanti del Colorado o dellOlanda, libertà ha la declinazione post-sessantottina di fare quello che si vuole, incluso darsi la morte, o comunque porre se stesso nelle condizioni di non essere più se stesso. Chi contrasta questa deriva è convinto invece che la libertà consista nel porsi nelle condizioni di rispettare sempre se stessi e la propria dignità, e nel dare senso alla propria vita. Prima dei pur importanti commi o articoli di legge e quesiti referendari, è questo il terreno di confronto e di scontro”.

Che ne dite? Vale la pena oppure no di leggere il libro curato da Mantovano? Per noi non c’è dubbio: vale la pena. Soprattutto oggi non basta dire di NO. Occorre motivarlo. In modo convincente. E “Droga: le ragioni del NO” è lì per questo.


Il volume è acquistabile presso il sito dell’editore.

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