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Discorso pronunciato dal prof. Mauro Ronco, presidente del Centro Studi Livatino, durante l’udienza concessa al nostro centro studi dal Santo Padre Francesco, in data 29 novembre 2019.

Santo Padre,

mi rivolgo a Lei in rappresentanza del Centro Studi Rosario Livatino, fondato cinque anni fa da un gruppo di magistrati, avvocati, notai e docenti di materie giuridiche per approfondire i temi del diritto alla vita, della famiglia e della libertà religiosa, nonché di studiare i limiti della giurisdizione nel rispetto del diritto naturale e dell’equilibrio istituzionale tra i poteri dello Stato.

L’intitolazione del Centro Studi al magistrato Rosario Livatino, che fu ucciso a 38 anni per il solo fatto del suo contrasto efficace alla criminalità mafiosa, risponde all’esigenza di ricondurre le scelte giuridiche più difficili, soprattutto quelle che concernono il diritto alla vita, oggi minacciato, al tema cruciale del rispetto dei valori della giustizia che impongono la tutela delle persone povere, deboli, sfruttate contro la prepotenza arrogante dei gruppi criminali che hanno fatto della corruzione e della violenza lo strumento per conquistare ricchezza e potere.

Rosario Livatino, magistrato che molto si impegnò nella materia dei sequestri e delle confische dei beni di provenienza illecita, fu anche e soprattutto uomo di profonda fede, tanto che San Giovanni Paolo II, incontrando i suoi genitori durante il viaggio in Sicilia nel maggio 1993, lo definì “martire della giustizia e indirettamente della fede”, poco prima di lanciare il memorabile e duro invito agli “uomini della mafia” di convertirsi.

Mettendosi in fila dietro questo testimone coraggioso, del quale si è positivamente conclusa nell’ottobre 2018 in Agrigento la fase diocesana della causa di beatificazione, i giuristi che oggi sono di fronte a Lei  – Santo Padre – implorano la Sua benedizione come viatico per svolgere con serietà il loro servizio civile nel campo cruciale della giustizia.

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