fbpx
Pubblichiamo l’intervento svolto da Luis Alberto Petit Guerra al convegno Giudici senza limiti?, organizzato a Roma il 20 ottobre dal Centro studi Livatino. La relazione è stata ripresa dal sito Fino a prova contraria, coordinato da Anna Lisa Chirico.

Il ruolo del giudice naturale (indipendente e autonomo) in una democrazia in corso di estinzione: il caso Venezuela

“(…) bisogna riconoscere che tutta la corporazione è stata corresponsabile del fallimento del nostro sistema giudiziario, considerato che tanta apatia a fronte di volgari aggressioni è semplicemente imperdonabile”[2].

  1. Comprendere gli “errori” del passato non significa giustificare gli “errori” del presente

Fin dalla premessa a questo mio intervento, desidero rappresentare il giudizio assai critico (e per nulla compiacente) che ho maturato di fronte alla permanente e perversa politicizzazione del potere giudiziario in Venezuela. Ho sempre criticato, e severamente, la politicizzazione del potere giudiziario, sia in relazione al precedente regime democratico (1958-1998) che con riferimento all’attuale regime (1999-2017)[3]. Tuttavia, per le ragioni che indicherò più avanti, gli indici di sottomissione al potere politico, e di mancanza sia di indipendenza che di autonomia, sono più accentuati negli ultimi tempi, anche in considerazione delle loro conseguenze sui diritti fondamentali. Tale situazione, lungi dall’arrecare vantaggio a quel che residua del quadro istituzionale (già compromesso), rafforza il processo, già consistente, verso la definitiva estinzione di una giurisdizione degna di questo nome.

La crisi del passato regime democratico, addebitabile in parte alla crisi dei principali partiti tradizionali[4], ha portato al potere nuovi attori “politici”, con alcuni elementi provenienti dalla sovversione e dalla lotta armata presumibilmente “pacificati”. E’ grazie all’impulso di questi ultimi attori che viene approvata con il voto popolare la vigente Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela (1999[5]), che al suo esordio realizzò un importante ( anche se solo “iniziale”) processo di riforma del Potere Giudiziario. Ben presto, infatti, si manifesteranno le distorsioni del sistema, dal momento che detto processo, basato su pubblici concorsi per la selezione dei giudici (indipendenti e autonomi) rimarrà in vigore soltanto dal 2000 al 2003, allorquando i concorsi vengono sospesi indefinitamente e lo sono tuttora, oramai da 15 anni.

  1. Le riflessioni interiori di una toga indipendente e autonoma.

Ciò che mi spinge a parlare è la trasparenza di una ricerca, esito di anni di studio e di una lunga permanenza nell’amministrazione della giustizia, dapprima quale funzionario amministrativo e poi come giudice; ed ancora, come avvocato, come professore universitario, come ricercatore, come giudice arbitrale. Si tratta di una scelta di vita senza alcun tipo di militanza partitica, senza privilegiare alcuna ideologia politica (di centro, di destra o di sinistra).

Le considerazioni che seguono descrivono un quadro che può essere “constatato” da qualunque osservatore; con dati e informazioni oggettivi; con circostanze e denunce che, aldilà degli orientamenti culturali e politici di chiunque legga questo testo, invitano ad una analisi profonda ed allo stesso tempo serena, lontana dagli stridori dei vergognosi fanatismi ideologici[6]. Nel caso del Venezuela, non è la prima volta, purtroppo, che il termine fanatismo si manifesta nella storia del Paese[7].

Le idee qui esposte costituiscono la voce di un giurista (impegnato nella difesa della Costituzione come progetto “integratore” di ogni diversità culturale, sociale, economica, religiosa e di ogni pluralismo politico) che “grida”, spinto dalla necessità di recuperare quel poco di struttura istituzionale che rimaneva al paese che lo ha visto nascere, il Venezuela; è la voce di un ex vero giudice. L’espressione vero giudice non indica alcuna presunzione; in quanto, senza esagerazioni, è usata per descrivere quella che è oramai una condizione caratterizzata sempre più da “singolarità”, all’interno di un sistema giudiziario divenuto per molti aspetti anomalo. Tale singolare condizione (che non è caratteristica di chiunque abbia una carta d’identità che lo qualifichi “giudice”) rimanda in primo luogo alla sua stessa nomina: sono stato designato, come voleva la Costituzione, mediante regolare concorso; rimanda, in secondo luogo, alle modalità di svolgimento della funzione giurisdizionale, essendo questa esercitata in nome e per tutti i cittadini in generale, e non per favorire una classe, un’ideologia, o un gruppo politico o economico, a danno di altri.

Parlare oggi di veri giudici in Venezuela, vuol dire riferirsi a qualcosa di assai raro, a soggetti che restano indipendenti e autonomi di fronte alle innumerevoli aggressioni e pressioni dei diversi gruppi di potere. Quello che, infatti, in altri paesi viene inteso come principio del giudice naturale precostituito per legge, nonostante esista anche nella nostra Costituzione, non viene più di fatto rispettato, dal momento che sono sempre meno i giudici veramente “naturali”. Stiamo assistendo a un chiaro processo di distruzione dell’indipendenza giudiziaria. Nella maggior parte dei casi siamo in presenza di giudici snaturalizzati,  nel senso, cioè, che non sono stati designati nella forma prevista dalla Costituzione, non godono di vera indipendenza, non godono di autonomia, non godono di stabilità. Sono giudici perché godono i favori del potere politico e vengono nominati per essere usati come “pezzi” di un triste puzzle.

Allorché i promotori della presente Costituzione del 1999 si resero conto che i concorsi per la designazione dei giudici ordinari davano come risultato soltanto la selezione di persone idonee, nel senso dell’indipendenza e dell’assoluta autonomia, sospesero “indefinitamente” i detti concorsi. Si tratta di una storia oscura che tentiamo qui di riassumere: quando il “Tribunal Supremo de Justicia”, giudicando i militari coinvolti nel colpo di stato del 2002, aveva pronunciato una sentenza con la quale decideva che non si trattava di un “golpe militare” bensì di un “vuoto di potere”, l’ira dell’ex-presidente Chávez si manifestò sulle catene radio e tv (si pensi che egli pubblicamente qualificò questa sentenza come un vero e proprio “escremento”). Immediatamente il suo partito politico diede inizio ad una precisa strategia diretta a “far fuori” i magistrati non in linea con la sua ideologia. Poiché la legge che istituiva e disciplinava il “Tribunal Supremo de Justicia” era di tipo c.d. “organico”, cioè di grado superiore alla legge ordinaria (e per tanto, la sua modifica richiedeva una maggioranza qualificata), intervenne in aiuto del Presidente la “Sala Constitucional”, stabilendo che, nonostante si trattasse di una legge organica, in questo “solo caso” poteva essere trattata come legge ordinaria (e quindi poteva essere riformata senza necessità di maggioranza qualificata); cosa che, in effetti, avvenne con i voti di soli 43 deputati su un totale di 167[8].

Con la modifica del testo della legge organica del “Tribunal Supremo de Justicia”, il numero di magistrati da 20 fu portato a 32, e le forze governative  assunsero il controllo del massimo tribunale che iniziò a “designare” (senza concorso) il resto dei giudici ordinari per tutte le funzioni. Da questo momento il potere giudiziario non sarebbe stato più lo stesso: non era più né “potere” né “giudiziario”, ma si trasformò in un organo dipendente dal Potere Esecutivo.

Chiunque potrà costatare che da quel momento in Venezuela (i), nonostante la Costituzione dica nell’articolo 255 che i giudici devono essere designati mediante concorsi pubblici[9], detti concorsi sono stati sospesi “indefinitivamente” dall’anno 2003 per ragioni che non sono mai state spiegate [10]; (ii) che nonostante la Costituzione dica nell’articolo 286 che i pubblici ministeri devono essere designati secondo le norme di legge, per garantire la loro indipendenza e autonomia, oggi esistono soltanto cinque persone  che sono realmente titolari delle relative funzioni attraverso concorso; (iii) e che i Magistrati del “Tribunal Supremo de Justicia” ultimamente designati, non sono stati scelti mediante un processo rigoroso di selezione che garantisca la selezione dei migliori, con “riconosciuta competenza e riconosciuto prestigio” come dice la Costituzione. La maggioranza dei magistrati designati, infatti, non possiede titoli di dottore in scienze giuridiche, non ha pubblicazioni importanti di opere giuridiche, non ha realizzato ricerche scientifiche, non è fatta da professori universitari. Non sono stati oggetto di valutazione in rapporto di “eguaglianza”  con gli altri candidati, e neppure a seguito di un dibattito “plurale”, aperto a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, essendo stati, invece, scelti, in maniera sommaria e senza rispettare i termini di legge, dal gruppo politico dominante che all’epoca controllava la maggioranza della assemblea nazionale ( il Parlamento).

Se tuttavia questi dati non risultassero convincenti, ci si può domandare quali siano le ragioni per le quali la maggioranza dei giudici titolari della giurisdizione ordinaria, cioè quelli che sono stati designati con regolari concorsi), abbia deciso di “rinunciare” ai rispettivi incarichi, ed evitare di rendersi complici di ordini illegali). I mezzi di comunicazione nazionali (radio, TV, stampa) tacciono circa il fenomeno delle ricorrenti dimissioni di magistrati, tuttora in corso. Bisogna anche chiedersi quali siano le ragioni per cui la Scuola Nazionale della Magistratura ( ente amministrativo collegato al “Tribunal Supremo de Justicia”) non pubblica, nella sua pagina web, il risultato di tutti i concorsi, né appaiono le prove dei rispettivi concorsi con l’elenco dei vincitori o dei non ammessi.

In definitiva, sempre meno giudici  naturali, nel senso di “costituzionali”, rimangono in Venezuela.

In questo panorama bisogna domandarsi: a chi può ricorrere il cittadino comune quando, per esempio, è destinatario del provvedimento di “revoca” del passaporto, non essendo previsto alcun procedimento amministrativo diretto ad impedirgli l’uscita dal paese? O quando è colpito da misure che impongano il carcere a seguito di processi viziati, perché celebrati davanti a procuratori e giudici non naturali, in quanto né indipendenti né autonomi? Oppure quando si trovi nell’impossibilità di esercitare i diritti umani più elementari, come la difesa della vita, della salute, il diritto all’educazione, il diritto ad avere condizioni di vita dignitosa, ed in primo luogo alla stessa alimentazione?

E nel mentre ci si rivolge ai pochissimi giudici naturali, autonomi e indipendenti, che ancora rimangono in un sistema giudiziario “atrofizzato”, si impone la domanda, piena di speranza, ci sarà pure un giudice a Caracas?; nello stesso significato con cui questa domanda ( “aún queda un juez en Berlín[11]” o “ Ci sarà pure un giudice a Berlino”[12]) nacque in presenza e in risposta a un potere politico totalitario.

Questa deriva del Potere Giudiziario per fini ideologici è stata sufficientemente documentata davanti agli organismi internazionali[13]. Per il livello di estremismo e di cecità ideologica, costituisce una specie di jihad caraibica, un gran laboratorio politico nel quale sono coinvolti molti interessi. Per il cittadino –privato della tutela di giudici indipendenti ed autonomi- diventa davvero impossibile lottare contro l’onnipotente Stato centrale[14].

Pur rispettando coloro che ancora appoggiano il “governo” venezuelano, osserviamo che essi cadono in una evidente incoerenza, fra i principi proclamati in teoria e quelli applicati nella pratica; e dimenticano la manipolazione dei sentimenti dello sfruttato: sono infatti i più poveri che soffrono più pesantemente la mancanza di tutela dei diritti fondamentali; dimenticano, proditoriamente, gli effetti di questo Gulag “moderno” alla venezuelana.

Di fronte a tutto ciò noi democratici, che non usiamo né fucili né pallottole, e che maneggiamo solo categorie giuridiche, non possiamo giustificare chi fonda le proprie idee sulla eliminazione fisica di chi la pensa diversamente ( mediante carcere, persecuzione, esilio o morte); e neppure possiamo tollerare che il Potere Giudiziario si faccia complice strumento contro la democrazia[15].

Per concludere. I promotori della Costituzione “bolivariana” preferiscono dimenticare quello che lo stesso Libertador Simón Bolívar espresse sull’argomento: “ Il Potere giudiziario che auspico gode della assoluta indipendenza[16]”. O sono davvero bolivariani e quindi si impegnano a garantire la vera indipendenza giudiziaria (che garantisce la convivenza di ogni pluralismo), oppure si tolgano la maschera della menzogna[17].

Piuttosto che seguire modelli o idee che si pretendono di importare da altre latitudini ( si chiamino Stati Uniti, Cuba, Russia o Cina), un Venezuela autenticamente democratico, repubblicano e libero, reclama un giudice indipendente e autonomo a Caracas. Solo cosi noi cittadini possiamo continuare a lottare per il recupero della normalità istituzionale che ogni giorno si fa più urgente.

Intervento di Luis Alberto Petit Guerra [1] , Giudice del Venezuela.

Convegno Nazionale del Centro Studi Livatino | Roma, 20 ottobre 2017


Note:

[1] Ex Juez titular Civil (municipal) y Ex Coordinador del Área Metropolitana de Caracas, (ii) Doctor en Derecho Constitucional, Universidad de Sevilla (España), (iii) Máster en Derecho Constitucional, Universidad de Sevilla (España), (iv) Especialista en Derecho Procesal Constitucional, Universidad Monteávila (Venezuela); (v) Especialista en Derecho Procesal, Universidad Central de Venezuela, (vi) Ricercatore del programa de Doctorado en Derechos Fundamentales y Justicia Constitucional, Universidad de Pisa (Italia); (vi) Profesor de postgrado, Universidad Monteávila (Venezuela). Con publicaciones y/o conferencias en Argentina, Bolivia, Bélgica, Brasil, Colombia, Costa Rica, Ecuador, España, Italia, México, Panamá, Paraguay, Perú, Uruguay. Correo electrónico: luispetitguerra@hotmail.com

[2] CHAVERO GAZDIK, R. La justicia revolucionaria. Una década de Reestructuración (o involución) Judicial en Venezuela, editorial Aequitas, Caracas, 2010, p. 265.

[3] PETIT GUERRA, L. Estudio sistemático de los órganos de gobierno judicial: una retrospectiva en Venezuela, en: Estudios sobre la administración de tribunales, Ed. Porrúa, México, 2013, pp.205 y ss.

[4] BREWER CARÍAS, A. La Constitución de 1999. Derecho Constitucional Venezolano, tomo I, Colección textos Legislativos, Nro.20, Editorial Jurídica Venezolana, cuarta edición, Caracas, 2004, p.14

[5] Approvata il 15 dicembre de 1999. Disponibile in: http://www.mpptaa.gob.ve/publicaciones/leyes-y-reglamentos/constitucion-de-la-republica-bolivariana-de-venezuela (sett, 2017).

[6] Vid., DEL AGUILA, R. Crítica de las ideologías. El peligro de los ideales, editorial Taurus, Madrid, 2008, p.15

[7] Non è la prima volta che si parla di fanatismo che unito alla ignoranza sono stati una miscela “pericolosa” per quanto riguarda la venezuelanità. Ved. VALLENILLA SANZ, L. Cesarismo Democrático. Estudios sobre las bases sociológicas de la Constitución efectiva de Venezuela (Capítulo: Psicología de la masa popular), editorial Empresa El Cojo, Caracas, 1919, p.151.

[8] RUEDA PINTO, R.J.; MERCADO MEDINA, G., Breves comentarios a la ley Orgánica del Tribunal Supremo de Justicia, Anuario No. 27, 2004, p.7 (1-57). Disponible: http://servicio.bc.uc.edu.ve/derecho/revista/idc27/27-14.pdf

[9] Artícolo 255 della CRBV (1999): “L’accesso alla carriera giudiziaria e la promozione dei giudici avverrà per pubblico concorso che assicuri l’idoneità e l’eccellenza dei/delle partecipanti e saranno selezionati/e dai giurati dei distretti giudiziari, nella forma e secondo le condizioni stabilite dalla legge(…)”

[10] Come documentato da diverse fonti, all’epoca (2003), l’ex presidente del Tribunal Supremo de Justica (Iván Rincón Urdaneta, attuale Ambasciatore del Venezuela in Colombia), aveva segnalato che alcuni studi di avvocati pretendevano “influire” nella scelta dei rispettivi comitati o giurati. D’altro canto, l’ex Ispectore generale dei Tribunali (René Molina), contraddicendo quella dichiarazione, aveva denunciato che stava ricevendo pressioni del Potere Esecutivo per influire nel risultato dei concorsi. Ved., Human Rights Watch, Manipulando el Estado de Derecho: Independencia del Poder Judicial amenazada en Venezuela, Vol.16, n.3, junio, 2004, p.12.

[11] Disponibile: https://avogadosnovosvigo.wordpress.com/2014/05/15/aun-hay-jueces-en-berlin/ (sept., 2017).

[12] Disponibile: http://comodoscuola.blogspot.it/2007/11/origine-del-detto-ce-un-giudice-berlino.html (sept., 2017).

[13] Disponibile: https://www.icj.org/wp-content/uploads/2017/09/Venezuela-Suprem-Court-Publications-Reports-Thematic-reports-2017-ENG.pdf

[14] CANOVA GONZÁLEZ, A., HERRERA, L. A., RODRÍGUEZ, R. y GRATEROL, G. El Tribunal supremo de justicia al servicio de la revolución, Ed. Galipán, Caracas, 2015.

[15] ALVARADO ANDRADE, J. M. Reflexiones sobre la justicia constitucional como función republicana. ¿Es la justicia constitucional en Venezuela un instrumento de la Democracia?, en: Temas de derecho constitucional y administrativo, Libro homenaje a Josefina Calcaño de Temeltas, Ed. Funeda, Caracas, 2010, p.364.

[16] Cfr., GOMEZ GRILLO, E. Las ideas penales y criminológicas de Simón Bolívar, ILANUD, Año 7, nro.20, p.57.  (51-60). Disponibile: http://ilanud.or.cr/A070.pdf (sept., 2017).

[17] Circa alcune analisi erronee dovute alle “storture”, Vid. BOLÍVAR MEZA, R. Simón Bolívar: su propuesta de gobierno republicano centralista y la utopía de la construcción de una Patria Grande, (45-65) (ci riferiamo in particolare alla stortura ideológica presentata a pagina 65). Disponibile: file:///C:/Users/luis/Downloads/Dialnet-SimonBolivar-5114638.pdf (sept., 2017).

Share