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La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell’articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell’Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Capelli, Casero, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D’Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzo Guerini, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scopelliti, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Velo, Vignali, Villecco Calipari e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall’elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all’Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione dell’ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 10 maggio 2016, il presidente del gruppo parlamentare Scelta Civica per l’Italia, Giovanni Monchiero, ha reso noto che il direttivo dello stesso gruppo ha ratificato le dimissioni del deputato Antimo Cesaro dalla carica di vicepresidente vicario, a far data dal 18 aprile 2016.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stata approvata la questione di fiducia sull’approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi dell’articolo unico della proposta di legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell’articolo unico, ma, dopo l’esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell’articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3634)

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l’allegato A – A.C. 3634).
Avverto che l’ordine del giorno Dellai n.9/3634/13 è stato ritirato dal presentatore.
Avverto, altresì, che l’ordine del giorno Marzano n.9/3634/4 non è stato sottoscritto dal deputato Vignali, come risulta dal fascicolo, ma dalla deputata Tinagli.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere contrario sull’ordine del giorno Gregorio Fontana n.9/3634/1, favorevole sull’ordine del giorno Carrescia n.9/3634/2, invita al ritiro dell’ordine del giorno Giuseppe Guerini n.9/3634/3 e propone di riformulare il dispositivo dell’ordine del giorno Marzano n.9/3634/4 nel seguente modo: «impegna il Governo a sostenere, per quanto di propria competenza, iniziative normative volte a modificare, entro la fine della presente legislatura, l’intera disciplina relativa al diritto del minore alla famiglia di cui alla legge 4 marzo 1983, n.184, valutando prioritariamente l’interesse superiore del minore». Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Gebhard n.9/3634/5 e Brignone n.9/3634/6, accoglie come raccomandazione l’ordine del giorno Baldassarre n.9/3634/7, esprime parere contrario sull’ordine del giorno Andrea Maestri n.9/3634/8, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bechis n.9/3634/9 e Turco n.9/3634/10, esprime parere contrario sugli ordini del giorno Civati n.9/3634/11, Matarrelli n.9/3634/12, Rampelli n.9/3634/14, Nicchi n.9/3634/15 e Costantino n.9/3634/16. Il Governo propone di riformulare il dispositivo dell’ordine del giorno Franco Bordo n.9/3634/17, cancellando un inciso, nel seguente modo: «provvedere, nel termine già stabilito nel testo in esame entro sei mesi, alla effettiva emanazione dei decreti delegati di cui al comma 28, assicurando nel contempo il massimo coinvolgimento del Parlamento ai fini del confronto sui temi inerenti le tutele e il riconoscimento dei diritti delle persone». Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Piras n.9/3634/18, Pagano n.9/3634/19, Allasia n.9/3634/20, Borghesi n.9/3634/21, Busin n.9/3634/22, Caparini n.9/3634/23, Guidesi n.9/3634/24, Fedriga n.9/3634/25, Giancarlo Giorgetti n.9/3634/26, Grimoldi n.9/3634/27, Invernizzi n.9/3634/28, Molteni n.9/3634/29, Rondini n.9/3634/30, Simonetti n.9/3634/31 e Fabrizio Di Stefano n.9/3634/32.
Il Governo propone di riformulare l’ordine del giorno Baldelli n.9/3634/33 nel seguente modo: «a valutare la possibilità, nei limiti delle disponibilità di bilancio, ad effettuare uno specifico monitoraggio relativo all’applicazione del diritto sostanziale, con particolare riferimento ai dati relativi al contenzioso per i nuovi vincoli introdotti dalla proposta di legge in esame, e a riferire in Parlamento sugli esiti di tale monitoraggio». Il Governo esprime parere contrario sull’ordine del giorno Squeri n.9/3634/34, accoglie come raccomandazione l’ordine del giorno Palmieri n.9/3634/35, esprime parere contrario sull’ordine del giorno Occhiuto n.9/3634/36…mi scusi, vorrei proporre una riformulazione sull’ordine del giorno Palmieri n.9/3634/35, nel senso di aggiungere nel dispositivo, alla fine: «nei limiti delle disponibilità di bilancio».

PRESIDENTE. Quindi, in questo caso è accolto come raccomandazione, così riformulato ?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Così riformulato, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Favorevole, quindi, non raccomandazione.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, mi scusi. Il Governo propone una riformulazione sull’ordine del giorno Binetti n.9/3634/37: «ad attuare le proposte di indirizzo contenute nelle mozioni n. 1-01195 e connesse, approvate dal Parlamento». Il Governo esprime parere favorevole sull’ordine del giorno Segoni n.9/3634/38, con riformulazione sia della premessa che del dispositivo. Per quanto riguarda la premessa, cancellare il secondo e il terzo periodo, quindi tenendo solo da «il testo» fino a «stato civile»; per quanto riguarda l’impegno, con i limiti relativi alle disponibilità di bilancio. Il Governo accoglie come raccomandazione l’ordine del giorno Mucci n.9/3634/39, purché riformulato: «a valutare l’opportunità di un’ampia revisione della normativa sulle adozioni per trovare adeguate soluzioni nella materia di cui sopra, al fine di superare i conflitti tra le norme, specie quando si tratti di aspetti che incidono sui diritti fondamentali delle persone tutelati sia dalla Costituzione che da norme di diritto sovranazionale».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Gregorio Fontana n.9/3634/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Saltamartini, Boccuzzi, Stumpo, Pili, Vacca, Segoni, Sereni, Allasia, Ferranti, Bueno, Marcon…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 452
Votanti 423
Astenuti 29
Maggioranza 212
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 381.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Gli ordini del giorno Giuseppe Guerini n.9/3634/3 e Gebhard n.9/3634/5 sono stati ritirati dai presentatori).

Sull’ordine del giorno Marzano n.9/3634/4 è proposta una riformulazione. Va bene ? Va bene.
Sull’ordine del giorno Carrescia n.9/3634/2, essendo il parere favorevole, presumo che non si voti. La ringrazio.
Sull’ordine del giorno Brignone n.9/3634/6 il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Brignone n.9/3634/6, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Giancarlo Giordano, Lombardi, D’Incà, Locatelli, Frusone, Marazziti…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 472
Votanti 398
Astenuti 74
Maggioranza 200
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 360.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

L’ordine del giorno Baldassarre n.9/3634/7 è accolto come raccomandazione: va bene ? Va bene.
Sull’ordine del giorno Andrea Maestri n.9/3634/8 il parere è contrario: se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Andrea Maestri n.9/3634/8, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

D’Incà, Micillo, Monchiero, Cassano, Sannicandro, Gregori…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 472
Votanti 464
Astenuti 8
Maggioranza 233
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 361.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Onorevole Bechis, il suo ordine del giorno n.9/3634/9 è accolto come raccomandazione: va bene ? Va bene. E lo stesso vale per l’onorevole Turco, col suo ordine del giorno n.9/3634/10… Va bene.
Sull’ordine del giorno Civati n.9/3634/11 il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo mettiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Civati n.9/3634/11, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sannicandro, Carbone, Covello, Micillo…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 471
Votanti 397
Astenuti 74
Maggioranza 199
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 357.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Matarrelli n.9/3634/12 vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo mettiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Matarrelli n.9/3634/12, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Simoni, Coppola, Placido, Mannino, Folino, Cariello…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 481
Votanti 469
Astenuti 12
Maggioranza 235
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 360.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Rampelli n.9/3634/14 vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo mettiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Rampelli n.9/3634/14, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Folino, Malpezzi, D’Ambrosio, Cassano, Ravetto, Gallinella, Gitti…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 483
Votanti 402
Astenuti 81
Maggioranza 202
Hanno votato sì 60
Hanno votato no 342.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Nicchi n.9/3634/15 vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo mettiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Nicchi n.9/3634/15, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Folino, Gadda, Toninelli, Cicchitto, Vaccaro…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 489
Votanti 482
Astenuti 7
Maggioranza 242
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 444.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Costantino n.9/3634/16 il parere è contrario. Prendo atto che si insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Costantino n.9/3634/16, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Matteo Bragantini, Pesco, Bonafede…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 480
Votanti 405
Astenuti 75
Maggioranza 203
Hanno votato sì 41
Hanno votato no 364.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Franco Bordo n.9/3634/17 il parere è contrario. Prendo atto che si insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Franco Bordo n.9/3634/17, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chiedo scusa… Revoco l’indizione della votazione. Chiedo scusa, onorevole Franco Bordo, ho sbagliato, c’è una proposta di riformulazione, l’accetta ? Bene, prendo atto che accetta la riformulazione.
Sull’ordine del giorno Piras n.9/3634/18 c’è un parere è contrario. Prendo atto che si insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Piras n.9/3634/18, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Fratoianni, Formisano, Silvia Giordano, Sibilia, Pastorino…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 482
Votanti 472
Astenuti 10
Maggioranza 237
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 432.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell’ordine del giorno Pagano n. 9/3634/19, non accettato dal Governo.

ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente; volevo solo ricordare all’Assemblea che questo ordine del giorno è, sostanzialmente, lo stesso testo che fu approvato qualche giorno fa, quando si parlò dell’argomento della maternità surrogata in termini di mozione.
In quell’occasione il nostro dispositivo fu alleggerito, quindi, non fu quello che adesso leggerete, perché, ovviamente, serviva la mediazione per far sì che il Parlamento lo approvasse e devo dire che, poi, realmente, così andò, nel senso che ci fu una condivisione.
Senonché la sorpresa fu vedere il Partito Democratico che, oltre a votare la nostra mozione, sorprendentemente, andò a votare anche la mozione di Sinistra Italiana-SEL e, allora, io ho bisogno, oggi, di ribadire e di capire, realmente, quello che pensa il Parlamento su questo argomento cruciale; vorrei leggere il dispositivo per far leva sulle vostre coscienze: «si impegna il Governo a far sì che vengano assunte iniziative a livello nazionale e internazionale affinché la surrogazione di maternità, in ogni sua modalità e variante contrattuale, sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e sia perseguibile anche all’estero come reato universale». Vorrei sentire e vedere il parere di questo autorevole Parlamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Pagano n.9/3634/19, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

D’Incà, Busto, Capelli…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 491
Votanti 478
Astenuti 13
Maggioranza 240
Hanno votato sì 75
Hanno votato no 403.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Allasia n.9/3634/20 il parere è contrario. Si insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Allasia n.9/3634/20, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Latronico, Palmieri…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 490
Votanti 470
Astenuti 20
Maggioranza 236
Hanno votato sì 60
Hanno votato no 410.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell’ordine del giorno Borghesi n.9/3634/21, non accettato dal Governo ?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Parlo per questo ordine del giorno, ma anche per alcuni successivi, come per esempio l’ordine del giorno Busin n.9/3634/22, visto che dopo dovrò intervenire anche sul mio e ho il limite di due ordini del giorno.
Nei pareri del Governo si vede l’ipocrisia di questo Esecutivo e di questa maggioranza. Negli ordini del giorno ! Che sia chiaro a tutti i parlamentari, anche a quelli di maggioranza, che hanno fatto finta di fare la battaglia al Senato. Chiediamo che si mettano in atto misure, a livello nazionale e internazionale, e soprattutto nazionale, affinché venga bloccata la pratica dell’utero in affitto, affinché sia vietata questa pratica e l’adozione da parte di quelle persone che sfruttano le donne e pensano di poter comprare la vita. Il Governo dà parere contrario ! Lo sappiano tutti, lo sappiano i parlamentari di maggioranza che stanno votando contro degli ordini del giorno che stanno difendendo i bambini e la vita. Altro esempio di quel «servi della gleba» di cui parlavo ieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell’Ambrit Rome International School, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Borghesi n.9/3634/21, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Folino, Invernizzi…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 497
Votanti 487
Astenuti 10
Maggioranza 244
Hanno votato sì 72
Hanno votato no 415.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell’ordine del giorno Busin n.9/3634/22, non accettato dal Governo.

FILIPPO BUSIN. Presidente, io sono oltremodo scandalizzato dal «no» a questo ordine del giorno, che semplicemente chiede al Governo di impegnarsi in ogni sede competente per una moratoria della pratica disumana della maternità surrogata e questo «no» viene da un Governo, direi «sedicente», ormai, di sinistra, che, almeno all’origine, ha fatto della lotta allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la cifra del suo impegno politico e civile: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che si realizza attraverso l’appropriazione del lavoro, del pluslavoro generato dalle masse proletarie a favore della classe capitalistica, almeno questo nella teoria marxiana o marxista.
Qui, siamo di fronte allo sfruttamento più brutale ancora di quello del lavoro dell’uomo, qui, siamo allo sfruttamento di un principio, di un diritto legato alla persona umana, legato alla maternità. Qui, si porta via, per pochi euro, per poche migliaia di euro, il diritto di una donna di essere madre e di seguire il figlio dopo averlo partorito.
Il «no» a un impegno contro questo sfruttamento brutale, contro questa pratica disumana è quanto di più ipocrita e quanto di più esecrabile ci sia, da parte di un Governo – lo ripeto – sedicente di sinistra, con un certo Migliore, seduto sui banchi del Governo, che ha, all’origine della sua storia, appunto, la lotta allo sfruttamento come cifra del suo impegno politico.
Sono scandalizzato, sono indignato e mi vergogno in questo momento di partecipare a questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Busin n.9/3634/22, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ravetto, Piccoli Nardelli, Peluffo, Crimi, Giulietti, Bargero, Caso, Rizzo…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 491
Votanti 412
Astenuti 79
Maggioranza 207
Hanno votato sì 70
Hanno votato no 342.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Caparini n.9/3634/23, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Massa, Richetti, Capelli, Montroni…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 493
Votanti 473
Astenuti 20
Maggioranza 237
Hanno votato sì 58
Hanno votato no 415.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Saltamartini ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

Passiamo all’ordine del giorno Guidesi n.9/3634/24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI. Presidente, solo per far presente al Governo che l’ordine del giorno non è un ordine del giorno né politico, né polemico, né niente; è un ordine del giorno che tenta di fare in modo di salvaguardare il bilancio dello Stato sotto alcuni aspetti, per cui è semplicemente un ordine del giorno di salvaguardia. Non riesco a capire per quale motivo avete dato parere contrario.
Noi sostanzialmente diciamo: se avete sbagliato le previsioni, dovete fare misure d’urgenza e non dovete toccare altri fondi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Guidesi n.9/3634/24, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Piepoli, Scalfarotto, Massa, Nesci, De Lorenzis, Busto…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 498
Votanti 414
Astenuti 84
Maggioranza 208
Hanno votato sì 63
Hanno votato no 351.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo all’ordine del giorno Fedriga n.9/3634/25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Chiederei un attimo l’attenzione dell’Aula, se mi permette, tramite lei, in particolare dei colleghi della Commissione lavoro, perché il Governo ha dato parere contrario a un impegno di questo tipo «a non assumere alcuna iniziativa in merito alle prestazioni di natura previdenziale ed assistenziale che preveda una riduzione delle stesse, in particolare per quanto attiene a quelle oggi riconosciute a beneficiari che ne godono in virtù del vincolo matrimoniale» ovvero le pensioni di reversibilità.
Chiedo al presidente Damiano e all’onorevole Gnecchi se voteranno rispetto al parere espresso dal Governo. Noi chiediamo in un ordine del giorno di dire quanto dicono nelle televisioni, ma non all’interno di quest’Aula, ovvero continuano a ripetere che è falso che nel DEF e in altri provvedimenti vogliono toccare le reversibilità. Adesso in un ordine del giorno che chiede un impegno del Governo affinché le reversibilità non si tocchino, il Governo dà parere contrario. Ne prenda atto il Parlamento e i colleghi che stanno facendo la battaglia insieme a noi in Commissione lavoro in questa direzione.
La falsità di Renzi è un virus che i membri del Governo hanno preso in modo abbondante e penetrante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Fedriga n.9/3634/25, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Garavini, Ruocco, Coppola, Formisano, Vacca …
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 499
Votanti 484
Astenuti 15
Maggioranza 243
Hanno votato sì 148
Hanno votato no 336

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n.9/3634/26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno noi chiediamo espressamente al Governo di prendere una posizione a favore di quella che è la famiglia. Chiediamo in sostanza di restituire quella dignità che, magari attraverso qualche atto legislativo, sarebbe tolta alla famiglia. Restituire quella dignità che fa sì che una famiglia normale, una famiglia naturale, sia composta da padre e madre, non da genitore 1 e genitore 2 come vuole il politicamente corretto. Quel politicamente corretto che vuole a tutti i costi sacrificare sul proprio altare un istituto importante come la famiglia anche attraverso atti legislativi magari adottati dai comuni o dalle scuole che privano della vera dignità i genitori riducendoli appunto a genitore 1 e genitore 2 e non attribuendogli quel valore fondamentale che hanno all’interno del contesto della famiglia naturale le parole padre e madre. Ecco, noi cerchiamo attraverso questo emendamento di ricondurvi alla ragione. Ricondurvi alla ragione e far sì che i bambini possano ancora eventualmente chiamare i propri genitori madre e padre e non, attraverso quegli atti che agevolate, togliergli qualsiasi tipo di dignità. Quindi, richiamiamo quei colleghi che magari in campagna elettorale, anche nelle prossime amministrative, sono impegnati sul territorio, che magari non sono della Lega, che però sul territorio parlano di difesa della famiglia, di difesa della famiglia tradizionale. Visto che il Governo naturalmente è sordo al nostro richiamo espresso in questo in questo ordine del giorno, ci aspettiamo che almeno i colleghi seduti su questi banchi riescano ad avere un sussulto di dignità e cerchino di prendere una posizione su una questione che non è una questione secondaria, è una questione fondamentale e importante. Le rivoluzioni della società passano anche attraverso quelle rivoluzioni culturali alle quali voi vi prestate per cambiare completamente quella che è la nostra società, quella che è la nostra comunità e quelli che sono i valori tradizionali sui quali la nostra società e la nostra comunità poggiano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n.9/3634/26, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Coppola, Di Salvo, Tancredi, Monchiero, Pilozzi…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 493
Votanti 411
Astenuti 82
Maggioranza 206
Hanno votato sì 69
Hanno votato no 342

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno Grimoldi n.9/3634/27 su cui è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente la premessa rispetto al dispositivo.
La Presidenza accede a tale richiesta, avendo ciascuna delle due parti dell’ordine del giorno una propria autonoma. Come da prassi, verrà dapprima posto in votazione il dispositivo e solo in caso di approvazione si passerà al voto delle premesse.

PAOLO GRIMOLDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Leggendo l’ordine del giorno non si capisce per quale motivo ci sia un parere contrario nel momento in cui si chiede semplicemente di attuare delle politiche nella direzione della tutela della famiglia. Lo dice anche il Presidente del Consiglio, un giorno sì e un giorno anche, quindi non capisco il motivo per il quale ci sia questo parere contrario.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, signor Presidente. Nella votazione per parti separate, fermo restando il parere contrario sulla premessa, proponiamo una riformulazione per quanto riguarda l’impegno: «a promuovere una politica a sostegno della famiglia e delle unioni civili quale nucleo fondamentale della società, nel riconoscimento del ruolo primario che riveste nell’educazione e nella crescita dei bambini e dei giovani adolescenti».

PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, mi deve dire se accetta o meno.

PAOLO GRIMOLDI. Mi pare evidentemente un caso da TSO, quindi chiediamo il voto.

PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, sia rispettoso del Governo.

ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI. Presidente, pur non avendo accettato la Lega la riformulazione, nell’ottica di valutare se fare un intervento, vorrei riascoltare la riformulazione proposta dal Governo, perché magari ho inteso male. Se per cortesia potevo avere…

PRESIDENTE. Prego, onorevole Migliore.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Allora: «A promuovere una politica a sostegno della famiglia e delle persone unite civilmente all’interno delle unioni civili quale nucleo fondamentale della società, nel riconoscimento del ruolo primario che riveste nell’educazione e nella crescita dei bambini e dei giovani».

PRESIDENTE. Prego, onorevole Colletti.

ANDREA COLLETTI. Prendo atto che per il Governo due persone che si uniscono con le unioni civili non sono una famiglia, perché, a quanto pare, lei, caro sottosegretario Migliore, ha voluto aggiungere le parole «della famiglia e delle unioni civili» perché voi del Governo non ritenete una coppia che si unisce con unione civile una famiglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutto questo dimostra che questa legge è una truffa ideologica, solo per il voto che avete fatto, e siete solo degli ipocriti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Non essendo stata accolta la riformulazione, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, il dispositivo dell’ordine del giorno Grimoldi n.9/3634/27, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Formisano, Stella Bianchi, Tidei, Ravetto, Rampelli, Marco Meloni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 492
Votanti 482
Astenuti 10
Maggioranza 242
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 333.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Marco Di Stefano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Essendo stato respinto il dispositivo, non si vota la premessa.
Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno Invernizzi n.9/3634/28, sul quale vi è una richiesta di votazione per parti separate.

CRISTIAN INVERNIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, volevo finire la richiesta di quello che lei stava dicendo riguardo il voto separato.

PRESIDENTE. Sì, stavo annunciando che la richiesta è stata accolta, votiamo per parti separate tra dispositivo e premessa.

CRISTIAN INVERNIZZI. Ok. Volevo semplicemente sottolineare come con questo ordine del giorno noi non facevamo altro che richiamare l’attenzione di tutto il Parlamento ad una questione fondamentale, perché se anche noi ci uniamo insieme al Presidente Renzi al ricordo di Alessia, persona che nessuno di noi conosce ma che probabilmente ha alle spalle una storia drammatica – anche se, conoscendo il cinismo del Presidente Renzi, potrebbe trattarsi benissimo di una persona inventata – e che, come sempre ha ricordato il Presidente Renzi, le leggi non si fanno per le ideologie ma per le persone, vorremmo ricordare a tutto il Parlamento che, al di là…

PRESIDENTE. Onorevole Invernizzi, non è una persona inventata, evidentemente.

CRISTIAN INVERNIZZI. Scusi, io ho detto, e lo ripeto, e penso di avere il diritto di dire in quest’Aula che, conoscendo il cinismo del Presidente del Consiglio, posso legittimamente dubitare che questa persona sia inventata.
Premesso questo – e Renzi non si offenda, perché, quando è qui presente in mezzo a noi, dimostra tutto tranne che l’offesa –, ribadisco che il Presidente del Consiglio è talmente cinico che potrebbe anche averlo inventato. Non l’ha fatto ? Bene, chiedo scusa al Presidente al del Consiglio.

PRESIDENTE. Mi permettevo, onorevole Invernizzi… Le volevo solo spiegare che non è per la sua critica al Presidente del Consiglio, ma perché se quella persona effettivamente non c’è più, era nei confronti di quella persona, non della Presidenza del Consiglio.

CRISTIAN INVERNIZZI. Io ripeto che non conosco la storia. Allora, sottolineo ulteriormente: non conosco la storia di questa Alessia, come presumo nessuno la conosca; ho detto: se esiste, ha sicuramente alle spalle una storia drammatica, quindi tutti ci uniamo al ricordo, e ho fatto un attacco – chiedo scusa – al Presidente del Consiglio. Mi auguro che sia ancora possibile in quest’Aula dire qualcosa sul Presidente del Consiglio senza che intervenga qualcuno a difenderlo sempre e comunque, signor Presidente.
Volevo dire che, al di là delle storie personali che magari conosce il Presidente del Consiglio, noi ne conosciamo tante altre di storie personali, in alcuni casi di mamme che hanno visto e continuano a vedere la straordinaria difficoltà che esiste oggi, sotto questa Costituzione e sotto questa legislazione esistente, a portare avanti una famiglia. Infatti, sappiamo tutti – ce lo diciamo in tutte le lingue, ed è anche vero – che nella stragrande maggioranza dei casi il peso di una famiglia ancora ricade sulle spalle delle mamme. Per cui, anche in questo caso ci sono storie drammatiche, cioè di donne che hanno visto quanto è difficile portare avanti una famiglia composta magari da più figli; ecco perché, se tutte le storie sono drammatiche, vorremmo ricordare all’interno di quest’Aula le storie drammatiche di chi già oggi ha una famiglia e fa una fatica bestiale a portarla avanti semplicemente perché ha magari deciso di investire la propria storia familiare all’interno di un percorso di genitorialità – magari anche ampia, con più figli – e che invece si vede costantemente trattata dallo Stato senza quel rispetto dovuto a chi, investendo nei figli, garantisce alla nostra comunità un futuro.
Semplicemente diciamo che è bello pensare ai problemi di tutti, perché, lo diceva appunto il Presidente Renzi, le leggi si fanno non per le ideologie ma per le persone, quindi vorrei ricordare quelle famiglie che hanno magari tre, quattro figli, che hanno parecchi figli, e, magari una volta, di tramutare in realtà quello che diciamo tutti in campagna elettorale, cioè della necessità di investire su un sistema fiscale basato sul quoziente familiare o sul fattore famiglia. Infatti, siamo tutti d’accordo e tutti sappiamo che, se oggi ci troviamo con un tasso di natalità pari a quello del 1917, cioè sostanzialmente in piena Prima Guerra mondiale, tutti noi dobbiamo anche essere coscienti del fatto che, se fra trenta, quarant’anni ci sarà ancora una comunità che si riconosce all’interno di uno Stato italiano, è solo se riusciremo a far sì che le famiglie che già esistono e che si costituiscono possono fare dei figli. Quindi, signor Presidente, noi riteniamo fondamentale approvare – e mi avvio alla conclusione…

PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole Invernizzi, ha 8 secondi.

CRISTIAN INVERNIZZI. …un ordine del giorno di questo tipo per le motivazioni che ho espresso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché voglio ricordare di avere avuto la fortuna di collaborare insieme al Presidente Renzi e ad Alessia. È stata un’esperienza bella, perché Alessia ha vissuto la sua vita in modo aperto, limpido, chiaro. Credo che quando facciamo questi dibattiti sarebbe bello poterci qualche volta anche metterci nei panni degli altri. Nessuno di noi ha la verità in tasca, però credo che la vita insegni davvero qualcosa, se tutti noi siamo in grado di capire e di valutare in modo sereno e disteso tutto quello che avviene vicino a noi. La vita di Alessia è stata difficile non perché nascondesse quello che era, anzi lo portava con orgoglio, lo diceva, perché credeva, e noi tutti le siamo stati vicini in quella battaglia, purtroppo ha perso la battaglia più importante, quella che l’ha condotta poi a non esserci più.
Però, sentire oggi queste cose un po’ dispiace, perché sinceramente ci fa un po’ dispiacere che per attaccare il Presidente del Consiglio si debba ricorrere a questi mezzucci. Mettiamoci dalla parte di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), mettiamoci dalla parte di tutti, cerchiamo di comprendere gli altri e forse si direbbero anche meno stupidaggini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo dell’ordine del giorno Invernizzi n.9/3634/28, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Latronico… Realacci… Turco… Binetti…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 503
Votanti 493
Astenuti 10
Maggioranza 247
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 346.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Bossa e il deputato Di Stefano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Passiamo all’ordine del giorno Molteni n.9/3634/29, con il parere contrario del Governo. Prego, onorevole Molteni.

NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Le cose che dovevo dire su questa proposta di legge le ho già dette ieri durante l’esame delle questioni pregiudiziali e sospensive. Vorrei però sottolineare quanto è surreale – mi auguro che il Governo, la maggioranza e tutto questo Parlamento almeno se ne stiano rendendo conto, mi auguro che ci sia almeno la dignità di rendersi conto di quanto sia surreale – questo dibattito. Doveva essere un dibattito alto ed elevato sui diritti e sulle libertà individuali, mentre avete ridotto e avete svilito questo dibattito sulla proposta di legge perché avete tolto la possibilità a questa Camera di discutere di quello che voi ritenete un grande esempio e una grande proposta di legge e di civiltà. Il dibattito è stato zero e lo impedite anche su altri temi – le unioni civili si accompagnano al tema della famiglia – ed è inevitabile che chi crede fortemente nell’istituto dalla famiglia naturale, tradizionale e nella famiglia fatta dal papà, dalla mamma e dai figli abbia almeno quanto meno il sacrosanto diritto di presentare alcuni ordini del giorno – almeno degli ordini del giorno – per difendere, per tutelare, per invitare il Governo a promuovere politiche a difesa dell’istituto della famiglia. In questo senso l’ordine del giorno in esame banalmente chiede al Governo di impegnarsi, da un lato, a difendere la famiglia, a sostenerla con politiche di incentivo e di tutela e, dall’altro lato, a tutelare l’infanzia. Con questo ordine del giorno vi stiamo chiedendo di fare qualche asilo nido in più: non vi stiamo chiedendo la luna, non vi stiamo chiedendo nulla di più che tutelare le nostre famiglie che vogliono portare il bambino all’asilo e non hanno la possibilità di farlo. Questo atteggiamento – lo dico con il rapporto di amicizia che c’è con il sottosegretario Migliore – di respingere al mittente semplicemente una richiesta rivolta al Governo, che chiede al Governo di porre attenzione per la famiglia e di avere attenzione per l’infanzia, respingere tale richiesta al mittente con un dibattito così basso non fa onore e non rende dignità a chi oggi vorrebbe scrivere una pagina di civiltà con questa proposta di legge e rischia invece di scrivere una pagina di grande e indegna vergogna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Molteni n.9/3634/29, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Piepoli… Lombardi… Speranza… Covello…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 490
Votanti 409
Astenuti 81
Maggioranza 205
Hanno votato sì 70
Hanno votato no 339.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Crippa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi dal voto).

Passiamo ora all’ordine del giorno Rondini n.9/3634/30, di cui è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa rispetto al dispositivo.
La Presidenza accede a tale richiesta, avendo ciascuna delle due parti dell’ordine del giorno una propria autonomia. Come da prassi, verrà dapprima posto in votazione il dispositivo e, solo in caso di approvazione, si passerà al voto delle premesse.
Onorevole Rondini, prego.

MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno semplicemente chiediamo al Governo quando interviene con provvedimenti che dovrebbero essere finalizzati a frenare e fermare l’inverno demografico che ha colpito il nostro Paese, che tali interventi debbano essere riservati prioritariamente a chi si sente parte della nostra comunità e comunque a quei cittadini stranieri che abbiano dimostrato di volersi integrare all’interno della nostra comunità perché altrimenti le misure che voi avete adottato anche ultimamente di sostegno alla famiglia risultano come iniziative che di fatto servono semplicemente ad agevolare le famiglie composte da immigrati che nulla, che niente e per niente hanno dimostrato di volersi integrare e voler far parte della nostra comunità. Ritengo che esprimere parere favorevole a questo impegno sia un segnale importante anche per gli immigrati presenti sul nostro territorio che possono sì accedere a benefici a patto che abbiano dimostrato una volontà precisa e non magari approfittare di questa misura in maniera solo assistenziale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo dell’ordine del giorno Rondini n.9/3634/30, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Nuti… Garavini…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 507
Votanti 416
Astenuti 91
Maggioranza 209
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 354.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Dallai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo all’ordine del giorno Simonetti n.973634/31. Prego, onorevole Simonetti.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Al contrario di quanto è stato affermato prima, per noi il testo di questa proposta di legge e la votazione su questo ordine del giorno fanno sì che sia certificata la nostra l’idea che per voi c’è parificazione tra l’unione civile e il matrimonio naturale tant’è che noi chiediamo che questi istituti si intendano separati, mentre voi li intendete uniti al contrario di quanto è stato affermato prima. Noi crediamo invece che l’unione civile non possa essere parificata a un matrimonio naturale: se si deve discutere di diritti, va bene ma la parificazione per noi non è accettabile. Allo stesso modo non è accettabile e chiediamo a questa Assemblea di votare contro la possibilità delle adozioni da parte delle coppie omosessuali. Il viatico con il quale voi avete al Senato carpito un voto da una parte della vostra maggioranza, che oggi ovviamente tradirà quel voto espresso al Senato, sta nel fatto che le persone unite civilmente possono in tutte le leggi – così sta scritto nel testo – essere chiamati «coniugi» e «coniuge». Tale disposizione parifica di fatto l’unione civile al matrimonio con tutte le conseguenze del caso, conseguenze non solo civili ma anche naturali, politiche e sociali. State trasformando la società da un punto di vista antropologico, la state distruggendo: state distruggendo tutti i pilastri fondanti che hanno prodotto la società moderna e che hanno creato giorno per giorno il futuro perché le coppie omosessuali non possono fare figli se non attraverso la mercificazione del corpo delle donne, attraverso l’utero in affitto o attraverso le adozioni omosessuali che noi aborriamo come scelta e come viatico per riuscire a dare uno sbocco a ciò che è innaturale come questa proposta di legge.
Troviamo molto particolare che una parte di questa maggioranza andrà in piazza a difendere l’idea che la stepchild adoption non è entrata perché è stata stralciata al Senato, ma, attraverso la possibilità invece di poter comunque essere equiparato alla famiglia, si vedrà attraverso le sentenze dei giudici superata questa impasse che si era creata al Senato e di fatto la stepchild adoption c’è anche in questo testo di legge. Quindi, chiedo all’Assemblea di votare a favore, soprattutto a NCD, che al Senato ha fatto le barricate per ottenere praticamente nulla.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Simonetti n. 9/3634/31, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Mannino, Lombardi…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 504
Votanti 489
Astenuti 15
Maggioranza 245
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 425.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno Fabrizio Di Stefano n.9/3634/32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, signor Presidente. Questo ordine del giorno riporta i contenuti di un emendamento che ieri, vista la fiducia posta così repentinamente, non è stato possibile neanche illustrare. Riporta quella che è l’esigenza almeno di un nucleo di sindaci, di amministratori locali, che è iniziata dal sindaco di Castiglion Fiorentino: chiedeva il diritto all’obiezione di coscienza su questa pratica. Proprio ieri, poi, uno dei candidati a sindaco di Roma, quello che potrebbe essere domani il sindaco della capitale d’Italia, ribadiva in un suo intervento questa sua esigenza. Io credo che questo testo, che voi dite, che il Governo dice essere un testo che tutela la libertà, tutela tutte le libertà tranne che quella di pensiero, quella di coscienza e quella di religione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Fabrizio Di Stefano n.9/3634/32, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Saltamartini, Capua, Sanna, Greco…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 502
Votanti 490
Astenuti 12
Maggioranza 246
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 428.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Dallai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell’ordine del giorno Baldelli n.9/3634/33, accettato dal Governo, purché riformulato.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Giachetti. Questo ordine del giorno non riguarda la parte delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. È relativo, in realtà…

PRESIDENTE. Colleghi per favore. Onorevole Ravetto, grazie.

SIMONE BALDELLI. È relativo alla questione che abbiamo sollevato in quest’Aula, ieri, in relazione a quanto prevede questa norma per le convivenze eterosessuali, in relazione in particolare…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Baldelli. Onorevole Marzana, onorevole Marzana, sta parlando un collega, grazie.

SIMONE BALDELLI…in relazione in particolare, Presidente, ad alcuni obblighi e vincoli che subentrano a prescindere dalla dichiarazione all’anagrafe, proprio perché si tratta di una giurisprudenza sostanzialista, e che, di fatto, a nostro avviso, comportano l’introduzione di un enorme contenzioso. Ho chiesto ieri lo stralcio di questa parte: quest’Aula, legittimamente, con un voto, ha respinto questa proposta. In questo ordine del giorno si chiede al Governo di realizzare un monitoraggio su questo tema per cercare di capire che cos’è che succede, cioè se si verifica quello che in quest’Aula, ieri, sia io sia il collega Capezzone, che voterà questa legge, riteniamo sia una conseguenza di questa normativa. Ora, la riformulazione del Governo sostanzialmente chiede che questo monitoraggio sia fatto senza oneri.
Io non ho difficoltà ad accogliere una riformulazione del genere, convinto come sono che, siccome per legge il Ministro della Giustizia entro il 31 gennaio fa la sua relazione al Parlamento, chiunque sarà, se sarà il Ministro Orlando o, se il referendum andrà come noi auspichiamo, un altro Ministro a fare questa relazione, non ci sia nessuna difficoltà, senza oneri aggiuntivi, a fare in modo che il Governo possa riferire su questo monitoraggio. Concludo, Presidente, con una battuta: io ho continuato a domandarmi il perché della fretta di concludere velocemente questo provvedimento, di porre la fiducia, di impedire all’opposizione, che aveva sette ore di contingentamento, di fare i propri interventi, di parlare, magari, sul complesso, di fronte anche a un’assenza di ostruzionismo.
Oggi, alla fine, ci sono 38 ordini del giorno e in fondo, colleghi, ed è inquietante dirlo, è l’unica cosa di cui si discute su questo provvedimento, in questo Parlamento, in questa sede. Gira voce – ora, a pensar male si fa peccato, si rischia però di indovinarci – che questa velocità sia stata indotta per permettere domani al Presidente del Consiglio di poter dire, magari in TV, che nell’anniversario del quarantaduesimo anno dal referendum sul divorzio questa maggioranza, questo Governo, ha concesso, staccandola dall’albero dei diritti, una nuova mela dei diritti civili in questo Paese.
Ora, mi viene in mente un parallelismo tra 42 anni fa e oggi: il referendum voluto da Loris Fortuna ed altri era un referendum che chiamava a pronunciarsi il Paese, mentre qui si impedisce di pronunciarsi al Parlamento. Soprattutto, Presidente, l’esito di quel referendum ribadiva un diritto vero, la possibilità per le coppie sposate di poter divorziare. Qui il rischio – che tocchiamo con mano in questo ordine del giorno, e ci auguriamo che non sia come diciamo noi, ma ci dispiacerebbe ancor di più dovervi dire «ve l’avevamo detto» – è che voi introducete tutti gli obblighi, gli strascichi, i vincoli, i costi giudiziari del divorzio per coppie che, invece, hanno scelto di non sposarsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ho capito bene, lei accetta la riformulazione, onorevole Baldelli ? Sì, benissimo, quindi non lo poniamo ai voti.
Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno Squeri n.9/3634/34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, questo ordine del giorno, che riguardava anch’esso la pratica dell’utero in affitto, conferma ancora una volta che questa legge, in realtà, è una legge che sancisce il diritto del più forte ai danni del più debole. Se aveste voluto realmente riconoscere i diritti delle coppie omosessuali, avevate una via molto semplice: prendere il meglio della proposta di legge di Mara Carfagna, prendere il meglio della proposta di legge di Alessandro Pagano, prendere la seconda parte di questo provvedimento e farne una legge coi controfiocchi. Invece, avete preferito costruire un matrimonio sotto falso nome, perché sapete – l’onorevole Scalfarotto lo ha detto qualche mese fa – che gli italiani non sono pronti a sentire dire «matrimonio gay» o «adozioni gay»; un matrimonio sotto falso nome, che avrà due inesorabili conseguenze. La prima: attraverso ricorsi in Italia e in Europa, essendo questo matrimonio uguale in tutto e per tutto, tranne la fedeltà – cosa che io reputo offensiva, come se una coppia omosessuale non potesse godere di un legame stabile –, essendo però uguale in tutto e per tutto, pioveranno ricorsi in Italia e in Europa per accedere direttamente all’adozione per le coppie unite in questo modo.
Il secondo punto è che voi, con questa norma, incentivate, di fatto, la pratica dell’utero in affitto praticata all’estero. Io, su questo aspetto, vi invito a rileggere le parole dell’onorevole Prestigiacomo, dette da lei una settimana fa, dove ha descritto quello che lei ha definito un miracolo, cioè il fatto che la donna non è meramente una portatrice, una fattrice, ma, all’interno del suo ventre, c’è uno scambio cellulare da lei verso il figlio e dal figlio verso di lei. Io vi invito veramente a rileggerlo, perché lì c’è il punto sul quale io non riesco a capire come mai questa sinistra, da sempre a voce, a parole, paladina dei diritti dei più deboli, non riesca a stare dalla nostra parte. Mi avvio alla conclusione: il problema del matrimonio – potete chiamarlo come volete – è che c’è dentro la parola «madre», e la parola «madre» porta evidentemente con sé il dato dei figli. Ho già detto delle conseguenze e vi porgo un’ultima riflessione, che è la seguente. Ci sono due evidenze incontrovertibili. La prima è che nessuno di noi si è fatto da solo; la seconda è che ognuno di noi è nato da una madre e da un padre, da una donna e da un uomo: dal che deriva evidentemente che la natura è omofoba. Ma la forza di queste evidenze elementari fa sì che proprio quando si parla per esempio di adozione, si sancisca il diritto di un bimbo ad avere una madre e un padre, e non viceversa, così come ha ricordato l’onorevole Centemero l’altro giorno, perché non esiste un diritto al figlio.
Allora – e concludo, Presidente – voi realmente sancite il diritto del più forte ai danni del più debole, perché di fatto date il via, avallate una produzione di bambini generati attraverso l’acquisto di pezzi di corpi di esseri umani e programmati all’origine come orfani di padre o di madre: noi su questo punto non possiamo seguirvi, e continueremo in questa Aula nel poco spazio che ci resta, e fuori da quest’Aula nei prossimi mesi, la nostra battaglia.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,15)

ANTONIO PALMIERI. Termino con una citazione di Václav Havel. Diceva Havel: la speranza non è la convinzione che qualcosa vada bene, ma la certezza che la cosa ha un senso indipendentemente da come finirà. Allora, colleghe e colleghi della maggioranza, il Premier mettendo la questione di fiducia vi ha tolto un pezzo… Vi aveva promesso la libertà di coscienza, con la questione di fiducia vi ha tolto la libertà. Voi, col voto finale, avete la possibilità di riprendervi la coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Squeri n.9/3634/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Parrini, Sanga, Di Stefano, Tripiedi…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 486
Votanti 475
Astenuti 11
Maggioranza 238
Hanno votato sì 61
Hanno votato no 414.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Palmieri n.9/3634/35 vi è una riformulazione: deputato, accetta la riformulazione ? Sì. Bene, andiamo avanti.
Sull’ordine del giorno Occhiuto n.9/3634/36 vi è un parere contrario… Vi è la richiesta di voto separato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.

ELENA CENTEMERO. Signora Presidente, sottoscrivo l’ordine del giorno ed intervengo su di esso.

PRESIDENTE. Un secondo, però, abbiamo il voto separato.
È stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa rispetto al dispositivo.
La Presidenza accede a tale richiesta, avendo ciascuna delle due parti dell’ordine del giorno una propria autonomia. Come da prassi, verrà dapprima posto in votazione il dispositivo, e solo in caso di approvazione si passerà al voto delle premesse. Quindi, su questo la deputata Centemero voleva intervenire. Prego, deputata.

ELENA CENTEMERO. Presidente, il dispositivo di questo ordine del giorno non fa che riprodurre la mozione che Forza Italia ha presentato sulla maternità surrogata, rispetto alla quale è stata approvata solo una parte generica e non è stata approvata invece la parte più importante, che è quella relativa al fatto che questo Governo possa iniziare, come probabilmente sarebbe opportuno, a promuovere tutte le iniziative per la messa al bando universale sia della maternità surrogata che di tutte le forme di sfruttamento, attraverso la maternità surrogata, del corpo della donna. Reputo la presa di posizione della maggioranza rispetto a questo tema, che è molto importante, un segno di dove si sta andando.
Attraverso questo ordine del giorno, visto che negli ordinamenti dei diversi Paesi dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa esiste una diversa posizione rispetto alla maternità surrogata, noi continuiamo a chiedere con forza, così come abbiamo fatto in Consiglio d’Europa, che la maternità surrogata, l’utero in affitto venga messa al bando a livello universale. Ci meraviglia questo parere contrario, anche perché siamo di fronte ad un tema di grande sensibilità per quanto riguarda i diritti umani, un tema rispetto al quale anche l’Unione europea ha evidenziato come la maternità surrogata metta a grave repentaglio la dignità della persona, i diritti delle donne, ma soprattutto sia una gravissima forma di sfruttamento del corpo delle donne. Noi non capiamo quindi perché il Governo manifesti questa posizione, anche perché organi a noi «superiori» come l’Unione europea, come il Consiglio d’Europa hanno assunto posizioni di tipo diverso. Noi quindi ci batteremo, ci batteremo sempre affinché la maternità surrogata non solo venga vietata nel nostro Paese, come avviene già, ma soprattutto perché si proceda ad una moratoria internazionale per la messa al bando di essa, che rappresenta una grave forma di violazione della dignità della persona prima di tutto, e dei diritti delle donne e dei bambini, a livello internazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo dell’ordine del giorno Occhiuto n.9/3634/36, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Piepoli, Monchiero…
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 482
Votanti 472
Astenuti 10
Maggioranza 237
Hanno votato sì 61
Hanno votato no 411.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull’ordine del giorno Binetti n.9/3634/37 vi è una riformulazione. Deputata Binetti, la accetta ?

PAOLA BINETTI. Signora Presidente, accetto la riformulazione, anche perché essa è molto semplice e si limita a ribadire che ciò che ha votato l’Aula la settimana scorsa, nella mozione contro la maternità surrogata e quindi contro l’utero in affitto, possa trasformarsi presto in una serie di misure concrete da parte del Governo per dare attuazione a questa linea: per evitare quelle deviazioni che sono trapelate più volte nelle dichiarazioni dei colleghi, soprattutto dei colleghi dell’area del PD, che auspicano invece un’apertura della legge verso le nuove forme di adozioni, comprese adozioni che non potrebbero che fare riferimento alla maternità surrogata. Quindi apprezzo davvero la riformulazione, nella linea in cui è stata formulata, e mi auguro che il Governo prenda queste misure perlomeno con altrettanta tempestività con cui ha portato avanti questo disegno di legge, subordinandolo alla fiducia.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sull’ordine del giorno Segoni n.9/3634/38 vi è una riformulazione. È accettata ? Benissimo.
Anche sull’ordine del giorno Mucci n.9/3634/39 vi è una riformulazione. Deputata Mucci, accetta ? Benissimo.
È così esaurito l’esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3634)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, con l’approvazione di questa legge ci mettiamo finalmente al passo con una parte dell’Europa, con quei Paesi che hanno le leggi sulle unioni civili.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, però ! Se dovete defluire fatelo in silenzio ! Un secondo, deputata, le blocco il tempo: un secondo, abbia pazienza, perché altrimenti facciamo fatica a sentirla. Per favore, deputati, abbassate il tono della voce.

PIA ELDA LOCATELLI. Come dicevo, ci stiamo mettendo al passo con alcuni Paesi d’Europa. Non siamo gli ultimi, ma siamo tra gli ultimi. Solo Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia non hanno, al momento, una legge sulle coppie omosessuali e non è un caso che si tratti dei nuovi arrivati nella grande famiglia europea. Sono tredici anni che proviamo a fare una legge, sono ventotto che ne parliamo; ci sono stati diversi tentativi da quando, nell’ottobre 2002, il deputato Franco Grillini presentò una proposta di legge intitolata: Disciplina del patto civile di solidarietà e delle unioni di fatto, i Pacs, che riproponeva in Italia la legge approvata in Francia tre anni prima. Poi, nel 2007, fu la volta dei Dico delle allora Ministre Pollastrini e Bindi e, poi, dei Cus, i contratti di unione solidale di Cesare Salvi, per finire, nel 2008, con i Didoré, acronimo per diritti e doveri di reciprocità dei conviventi, dell’allora Ministro Brunetta. Nessuno di questi provvedimenti è riuscito a diventare legge, ma la storia è molto più lunga, è iniziata nella seconda metà degli anni Ottanta, quando, come donne socialiste, incominciammo a lavorare e ad elaborare politiche organiche per le famiglie. Si trattava di dieci proposte che affrontavano temi diversi che partivano dalla lettura senza pregiudizi della società, osservandola nelle sue trasformazioni; quelle proposte definivano il ruolo di chi fa le leggi, che non è quello di entrare nel merito delle singole scelte e, meno che mai, di ergersi a giudice, ma piuttosto di osservare attentamente i cambiamenti sociali, l’emergere continuo di bisogni individuali, rapportandoli alle esigenze collettive, facendo sintesi di un difficile equilibrio fra le ragioni delle individualità e le ragioni della collettività. Erano proposte che avevano come riferimento complessivo la famiglia nelle sue diverse configurazioni, istituto passato indenne attraverso i secoli, proprio per la sua capacità di modificarsi in ragione delle trasformazioni sociali. È stata, secondo noi socialisti e noi socialiste, la flessibilità, e non la rigidità del modello unico, quella che ha dato alle famiglie forza e durata nel tempo. Parlavamo di assegni di maternità e di congedi parentali, di asili nido e di consultori familiari, ancora oggi insufficienti, di detrazioni di imposta per babysitter, e ci siamo arrivati, di famiglie di fatto, di affido, di adozioni. È passato più di un quarto di secolo e ad oggi, ed intendo proprio «oggi», nessun passo avanti è stato fatto, ma oggi cambia qualcosa. Perché ho fatto questa storia ? Perché la storia serve a capire il presente e, quindi, aiuta nelle decisioni. Oggi siamo nelle condizioni di fare questo passo avanti e di cambiare qualcosa. Arriviamo in ritardo, arriviamo con una legge che per alcuni versi è già vecchia, in molti Paesi europei si è già andati oltre, approvando, come noi avremmo voluto, i matrimoni fra le persone dello stesso sesso e consentendo le adozioni. Ma finalmente arriviamo, concludiamo un iter legislativo, il che è certamente apprezzabile, così come sono apprezzabili molti aspetti del testo che ci arriva dal Senato, che per buona parte dei diritti equipara le unioni civili al matrimonio. Penso, soprattutto, alla reversibilità delle pensioni, cosa che non era affatto scontata e che rappresenta una bella vittoria. Ci sono però delle parti di questo provvedimento che non ci soddisfano e che non ci permettono di festeggiare, come avremmo voluto, l’approvazione di una legge che attendiamo, che auspichiamo da anni. In primis, credo che siamo tutti d’accordo, almeno noi che abbiamo una cultura europea, che le persone non possono essere discriminate sulla base del loro orientamento sessuale, lo dice l’articolo 10 del Trattato della UE: «Nella definizione e nell’attuazione delle sue politiche ed azioni, l’Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale». Insistiamo spesso e giustamente sulla inaccettabilità della discriminazione religiosa ma questa non ha più dignità della discriminazione per l’orientamento sessuale.
Invece, questa legge, di fatto, discrimina sulla base dell’orientamento sessuale; ad esempio, nella legge, abbiamo cancellato il riferimento alle famiglie, vi è solo un accenno nel comma 12, perché le persone con identità o orientamento sessuale «diverso» non hanno diritto a chiamarsi «famiglia»; ma perché ? Un altro indice di questa considerazione di inferiorità nei confronti delle coppie omo è la cancellazione dell’obbligo di fedeltà. Noi socialisti abbiamo dapprima pensato che l’introduzione di questo comma fosse una sorta di sberleffo, chiaramente difficile da accettare. Forse, invece, è qualche cosa di più profondo, è la manifestazione di un atteggiamento discriminatorio che sottolinea che l’amore tra le persone dello stesso sesso o dello stesso orientamento sessuale non ha la stessa capacità generosa, donativa, la stessa profondità che c’è o che può esserci tra persone di sesso diverso. Ed infine lo stralcio della stepchild adoption, cioè la possibilità di creare un rapporto giuridico con il partner o la partner del genitore biologico. Noi socialisti avremmo voluto non solo la stepchild adoption, che rappresenta già un compromesso al ribasso, ma la piena possibilità di adozione per le coppie etero e omo. Abbiamo presentato degli emendamenti in tal senso e una proposta di legge sia alla Camera sia al Senato che mi auguro venga discussa al più presto. Quando il provvedimento era in discussione al Senato, è stato detto che la stepchild adoption era il massimo che si poteva ottenere e ci siamo piegati al compromesso. Poi è arrivato lo stralcio, compromesso del compromesso, con la promessa che il tema dell’adozione sarà affrontato nella sua complessità, per regolare la materia in modo organico. Mi auguro che sia così…

PRESIDENTE. Concluda.

PIA ELDA LOCATELLI. Mi avvio a concludere. Ma facciamolo, facciamolo presto, perché se davvero ci sta a cuore l’interesse dei minori non possiamo non pensare che se questi minori dovessero perdere il genitore biologico, ecco, con questa legge perderebbero, non uno, ma entrambi i genitori e questo è in contraddizione con l’interesse del minore. Nonostante queste carenze voteremo a favore di questo provvedimento, è un passo avanti e con la sua approvazione noi superiamo una sorta di tabù, cioè il legiferare in tema di diritti di persone LGBT, ed è un fatto positivo, ma colmiamo solo in parte una lacuna in tema di uguaglianza. Non possiamo dire che stiamo facendo una gran bella legge, no, abbiamo fatto solo un primo passo, il primo di un percorso che necessita di molti altri passi per affermare il principio di uguaglianza e cioè dare a tutti e a tutte gli stessi diritti e le stesse libertà fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l’Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Eugenia Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Il tempo della discussione – se mai c’è stato, visto che lo spazio è stato molto limitato – è finito; abbiamo già detto tutto il possibile contro il metodo e contro il merito di questa legge, una legge all’insegna dell’ipocrisia consapevole. Si tratta, a tutti gli effetti, di un matrimonio, con tutti i diritti del matrimonio, ma si chiama unioni civili; si è detto, anzi, proclamato ai quattro venti che è stata stralciata la stepchild adoption, ma in realtà è stata solo delegata ai tribunali, tra l’altro seguendo la linea già predisposta dall’avvocatura dello Stato, quindi, dal Governo. Ci sono state già cinque sentenze che consentono l’adozione gay in un mese dall’approvazione della legge al Senato. Parlo di ipocrisia, perché ? Perché è necessaria davanti a un elettorato di fronte al quale non ci si vogliono assumere tutte le responsabilità del caso, non si vuole dire la verità proprio perché, come abbiamo già detto, questa è una legge che è stata fatta contro il Paese e in buona misura contro il Parlamento che non ha avuto modo di esprimersi liberamente. Ma tutto questo lo abbiamo già detto, così come è stato detto sulle forzature procedurali e costituzionali, sul doppio voto di fiducia, sulla improvvisa trasformazione di una legge che era d’iniziativa parlamentare in una legge di Governo, da legge Cirinnà a legge Renzi-Alfano, quindi ci resta solo da ribadire il nostro «no» a questa legge che non è fatta per assicurare i diritti a chi convive, di qualunque orientamento sessuale sia, ma per smontare la famiglia che è il nucleo su cui si fonda la coesione della comunità, quindi per segare il ramo su cui tutti noi siamo seduti e per ridurre il figlio a un oggetto reperibile sul mercato. Su questo stendiamo un velo pietoso, su quello che è accaduto con la bocciatura di tutti gli emendamenti sull’utero in affitto in Commissione giustizia e per quanto riguarda le mozioni sull’utero in affitto, perché tutte le mozioni che contenevano una qualche misura minimamente efficace su questo tema sono state bocciate, persino adesso con gli ordini del giorno.
Però la battaglia non è finita, il percorso parlamentare sta finendo, adesso siamo all’ultimo atto, al voto finale, ma la battaglia non è finita semplicemente esce dal palazzo, deve spostarsi di nuovo nelle piazze, nelle strade, la porteremo fuori dal palazzo. Ricordiamo ancora una volta lo slogan di piazza San Giovanni e di piazza del Circo Massimo «Renzi ci ricorderemo». Non solo dobbiamo dare attuazione a questo slogan, ma dobbiamo dare soprattutto il modo agli elettori presi in giro, ai cittadini italiani presi in giro, attraverso tutti i trucchetti e le ipocrisie che ha messo in campo questa legge, di esprimersi, di essere interpellati direttamente su questa legge, di dire un «sì» o un «no». Ci incaricheremo di fare questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

MAURO OTTOBRE. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, con il «sì» definitivo della Camera si riconoscono anche in Italia i diritti delle coppie omosessuali e dei conviventi di fatto. Il Parlamento si assume in tal modo le proprie responsabilità e compie una scelta di dignità e di uguaglianza a cui nel corso di questi anni è stato più volte richiamato dalla Corte costituzionale, dalle sentenze della magistratura, dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, che in modo coerente ed unanime hanno richiesto di intervenire contro evidenti e gravi forme di discriminazione.
Abbiamo assistito a contrapposizioni pregiudiziali che non hanno alcuna legittimità in relazione alle disposizioni introdotte con il provvedimento. Espressioni quali «sovversione antropologica» o «lacerazione del Paese», come pretestuosi rilievi di incostituzionalità, non sono accettabili, non possono avere alcuna legittimità e non hanno alcun fondamento, giacché con la legge sulle unioni civili non si introduce alcuna forma di equiparazione fra unione civile e famiglia. Non abbiamo accettato che tali insostenibili semplificazioni fossero ancora una volta la ragione di un Parlamento incapace di decidere e di scegliere. Incapacità e non volontà di legiferare che fino ad oggi hanno avuto conseguenze e vittime. Vorrei ricordare Samuelle Daves transgender di Riva del Garda, impegnata sui diritti delle persone, che ha scelto il suicidio quale forma di protesta estrema. Si riconoscono alle unioni civili dei diritti essenziali in ordine ai diritti successori, all’assistenza morale e materiale, al regime patrimoniale prescelto, a forme di tutela anche in caso di scioglimento dell’unione. Diritti non meno fondamentali, seppure in parte differenti, sono riconosciuti alle convivenze di fatto che compiono la scelta della dichiarazione anagrafica e che fino ad oggi sono state prive di tutela di diritti.
Con la legge sulle unioni civili siamo tutti più consapevoli in nome di un principio di libertà che non è mai una libertà assoluta, ma si identifica con la piena adesione ad una visione responsabili dei diritti della persona e dei diritti sociali. Per queste ragioni la Südtiroler Volkspartei e il Partito autonomista trentino tirolese, ribadiscono il loro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie signora Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, l’articolo 2 della Costituzione dispone che «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
Come ci ha detto la Corte costituzionale nella sentenza n.138 del 2010, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità semplice o complessa, idonea a consentire e a favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione ed in tale nozione è sicuramente da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.
E se è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, come recita l’articolo 3, secondo comma, della Costituzione, è allora compito di questo Parlamento affrontare il tema e dare una risposta. Da domani potremmo dire che ce l’abbiamo fatta, senza però nascondere il terribile ritardo con cui siamo arrivati.
È del 1997 il Trattato di Amsterdam che conferisce all’Unione europea il potere di prendere provvedimenti per contrastare la discriminazione, compresa quella sull’orientamento sessuale. Ed è del 2006 la risoluzione del Parlamento europeo che sollecita gli Stati membri a porre fine alle discriminazioni subite dalle coppie dello stesso sesso in numerose materie, tra cui la successione, la proprietà, la locazione, le pensioni e la fiscalità. Non è stato bello che si sia dovuti arrivare all’approvazione di questo testo tramite due fiducie, quella del Senato, votata lo scorso 25 febbraio, e quella che è stata accordata da quest’Aula al Governo proprio oggi. Non è stato bello, ma purtroppo necessario alla luce delle minacce ostruzionistiche di chi osteggiava e ancora oggi osteggia questo provvedimento.
Per questo non ci siamo tirati indietro votando la fiducia sia oggi che al Senato perché, come andiamo ripetendo sin dal principio, il nostro gruppo ALA ha un DNA riformista, ed è pronto a votare con la maggioranza ogni qual volta all’ordine del giorno ci sia una buona legge che mira ad ammodernare il nostro Paese, come in questo caso.
Era necessario raggiungere l’obiettivo e condurre in porto questo provvedimento per rispondere alle attese di migliaia di persone che da anni si vedono negati i diritti fondamentali. Diritti che, a parole, molte forze politiche, non solo della maggioranza, condividono. Peccato che al teatrino dell’opposizione pretestuosa non si sia sottratto neanche il MoVimento 5 Stelle che in una giravolta acrobatica sul proprio emendamento ha costretto il Governo a porre la fiducia e a coprire purtroppo il dibattito. E se non stupisce l’opposizione a prescindere dei 5 Stelle, né la contrarietà ideologica a un provvedimento di libertà da parte degli ambasciatori del lepenismo italiano (anche se Marine Le Pen ultimamente ha dichiarato di essere a favore di una evoluzione dei Pacs), sono altre le posizioni che ci sorprendono, perché a perdere un’occasione su questo provvedimento non sono stati solo i 5 Stelle. Mi rivolgo, invece, ai miei vecchi colleghi, di quello che doveva essere il partito liberale di massa e che oggi invece, per fortuna con autorevoli eccezioni, si ritrova su posizioni care alla destra più oltranzista, una destra che ha già in passato bloccato tutti i tentativi di intervento sulla materia.
E pure se si guarda l’esperienza di altri Paesi europei, è stato Cameron col suo Governo conservatore a portare il Regno Unito alla legalizzazione del matrimonio egualitario, ed è stato Aznar col suo Governo popolare, nel 1998, ad approvare le unioni civili in Spagna.
Dispiace, inoltre, leggere che qualcuno proprio oggi leghi il suo «no» al referendum sulla riforma costituzionale del prossimo autunno all’approvazione di questa legge sui diritti civili, implicitamente strumentalizzandola e derubricandola a pretesto per un’altra battaglia politica. Chi non condivide questa legge non confonde i piani. Vuole un referendum su cui esprimersi ? Raccolga le firme contro questo testo e saranno gli italiani di esprimersi sulla nuova disciplina delle unioni civili. Non si strumentalizzi però un percorso autonomo che è stato compiuto sulle riforme costituzionali.
Scendendo nel dettaglio del provvedimento, questo disegno di legge disciplina – lo sappiamo – due istituti, le unioni civili tra persone dello stesso sesso riservato alle coppie omosessuali, con l’introduzione di tutta una serie di disposizioni, e la convivenza di fatto aperta a tutti, con una serie di garanzie minori.
La previsione di un istituto apposito per i soli omosessuali, così come il matrimonio è riservato agli eterosessuali, è una soluzione costituzionalmente obbligata, oltre che, per chi parla, una profonda convinzione. Ed è esattamente ciò che la Consulta ha stabilito in diverse sentenze. Cito solo un passaggio della sentenza n.138 del 2010: nell’ambito applicativo dell’articolo 2 della Costituzione spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette. Si tratta tecnicamente di una sentenza non soltanto interpretativa di rigetto ma di una sentenza che contiene un monito preciso: il Parlamento ha il compito, l’obbligo, di legiferare in materia.
Inoltre, ma non meno importante, il disegno di legge si fonda non sulla creazione di nuovi diritti ma sul riconoscimento di quella priorità di diritti inviolabili che già nel nostro ordinamento costituzionale ricevono tutele insuperabili in forza dei princìpi fondamentali previsti negli articoli da 1 a 12 della Costituzione.
L’articolo 2, come abbiamo già avuto modo di affermare, tutela in modo inviolabile gli individui in tutti quei diritti fondamentali che afferiscono al suo essere. Ciò significa che, secondo i padri costituenti, l’essere umano ha la titolarità naturale di un nucleo di diritti inviolabili. La storia, le scienze e anche tutte le religioni ci indicano come, fra questi diritti, vi sia innanzitutto quello del bene, degli affetti e dei sentimenti rivolti al prossimo. Lo Stato non può espropriare l’individuo di questo diritto fondamentale di cui egli gode all’interno di qualsiasi formazione sociale, perché esso rientra nella sfera dei diritti individuali fondamentali.
Non è consentito al legislatore poter scardinare tale fondamento della nostra democrazia, introducendo limiti e confini a questi diritti a causa dell’appartenenza di genere. Non vi è ragione alcuna per escludere dall’alveo dell’articolo 2 un nucleo costituito da più individui in base alla loro scelta affettiva; in caso contrario si determinerebbe sì una violazione di diritti individuali.
Concludo, signora Presidente, con un ultimo ragionamento che noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie abbiamo espresso chiaramente anche in Senato: crediamo che l’Italia abbia bisogno di una legge sui diritti civili, non solo per gli inviti che ci sono giunti da più parti anche a livello europeo; serve una legge che non renda le unioni surrogati dei matrimoni ma che dia la possibilità di assistenza in caso di malattia, la reversibilità pensionistica, tutti i diritti in materia successoria. Quello sottoposto oggi al nostro vaglio è un provvedimento atteso e richiesto da migliaia di persone, di diversi orientamenti sessuali e di diverse generazioni, ma direi ancor prima sollecitato dalla nostra Carta costituzionale nei suoi principi fondamentali, al fine di superare quelle forme di discriminazione sociale tra i cittadini del nostro Paese. È un provvedimento sollecitato dalla nostra Costituzione quando essa richiama i diritti inviolabili dell’uomo, quando afferma il diritto di pari dignità sociale dei cittadini.
Signora Presidente, alcune forze politiche presenti in quest’Aula ancora ieri hanno avanzato eccezioni di costituzionalità su questo disegno di legge. Noi siamo, al contrario, convinti che esso, superando un colpevole, anzi doloroso, ritardo normativo, applichi finalmente e pienamente la nostra Costituzione.
Sulle unioni civili è arrivato il momento di dire la verità: l’equilibrio raggiunto è solido, responsabile e per nulla ideologico, perciò come ho dichiarato stamattina, il «sì» alle unioni civili è un atto di civiltà.
Per questi motivi esprimo il voto favorevole a nome di Alleanza Liberalpopolare Autonomie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Eleonora Bechis. Ne ha facoltà.

ELEONORA BECHIS. Signora Presidente, onorevoli colleghi, ci sono voluti trent’anni per arrivare al punto in cui siamo oggi. Il dibattito parlamentare sul riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, iniziato in queste Aule nel lontano 1986 dal gruppo interparlamentare donne comuniste, ha portato finalmente a svelare la vera natura di questo Paese e a dare finalmente ai nostri concittadini omosessuali un bene loro sottratto da tanto tempo, troppo tempo: la dignità di essere legalmente considerati cittadini di serie B.

PRESIDENTE. Si possono liberare i banchi del Governo, per favore ? Grazie. Prego, deputata.

ELEONORA BECHIS. Trent’anni per arrivare a una legge arretrata, cedevole, e dal destino segnato. È mia convinzione, infatti, che il giorno dopo la sua firma inizieranno i processi nei tribunali e le manifestazioni in tutta Italia per affermare il diritto di essere cittadini con la «c» maiuscola.
Il testo su cui quest’Aula è chiamata ad esprimersi è un pasticcio incredibile, figlio di una serie infinita di compromessi al ribasso. Il testo, infatti, è stato stravolto non solo sotto l’aspetto sociale e politico ma anche sotto quello formale.
Ad una valutazione di insieme, è evidente che siamo di fronte a un’occasione mancata, ad un’assoluta perdita di tempo col passaggio alla Camera: audizioni, pareri di esperti, magistrati, docenti universitari e associazioni sono stati completamente ignorati, sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati che avrebbero potuto migliorare il testo e, per chiudere in bellezza, viene posta anche la fiducia, una fiducia al quadrato, prima al Senato e ora alla Camera.
È vero, quello delle unioni civili è una lacuna normativa insostenibile, per un Paese civile. Per anni abbiamo assistito al susseguirsi di proposte, più o meno buone, tutte sprofondate nell’oblio. Si è sempre trattato di iniziative monche nate sulla scorta di mediazioni interessate che poco avevano in comune con il tema dei diritti.
Certo, questo è un provvedimento nuovo e di più ampio respiro, rispetto ai suoi fratelli minori, ma non basta, ci sono ancora molti fattori discriminanti, soprattutto nella loro accezione di diritto, limitata ad una sola parte dei cittadini, e questo è assurdo.
La proposta istituisce un nuovo istituto che tutela parzialmente diritti che prima di oggi non erano contemplati nelle nostre leggi, un primo modesto passo che riconosce realtà di convivenza e di coppia anche per le persone dello stesso sesso. Questa legge creerà una situazione che comunque è lontana anni luce dal riconoscimento pieno di uguaglianza e di diritto per le coppie LGBT. La distinzione tra coppie omosessuali ed eterosessuali nell’accesso alle nuove unioni civili risulta contraddittorio, rispetto al contenuto dell’articolo 3 della Costituzione, che fa dell’uguaglianza uno dei principi fondamentali della nostra casa comune; questa legge, invece, istituisce una formazione sociale che si basa proprio sulla distinzione di sesso tra i contraenti, riguardando solamente le coppie dello stesso sesso.
Non si possono creare nuovi diritti civili che non siano validi per tutti, solo perché non si ha il coraggio di estendere quelli esistenti senza limitazioni. È chiaro a tutti che questa è una scelta voluta dalla maggioranza cattolica del PD e che deriva da un accordo al ribasso in pieno stile renziano.
Ancora una volta, cari colleghi, siamo chiamati a esprimerci su un testo monco che serve solo a dare nuovi elementi alla propaganda. Infatti, questa è una legge che non garantisce tutto per non deludere nessuno. L’esempio perfetto è il comma 20, che estende i diritti alle coppie omosessuali ma non al punto di renderle uguali alle coppie etero. E chi sarà a farne le spese ? Lo sappiamo tutti, anche chi fa finta di non capire: ancora una volta saranno i bambini a pagare il prezzo più alto.
In questo pasticcio legislativo composto da un solo articolo, la parola «figli» compare solo nel comma 42. Non è giusto che, per scoraggiare una modalità di procreazione che non viene accettata dalle parti più reazionarie del Paese, si colpiscano i bambini che ne sono il frutto. È cinico, oltre che odioso, negare i loro diritti per educare altri aspiranti padri gay. Si è sprecato troppo tempo a parlare dell’eticità o meno della gestazione, peraltro tralasciando un quesito importante: impedire la possibilità di adottare il figlio del partner servirà davvero a scoraggiare la gestazione per altri ? Io sono convinta di no.
Ognuno è libero di giudicare a suo modo il desiderio delle coppie omosessuali di diventare padri o madri, nessuno, però, si può permettere di presentare questa volontà come un capriccio, nessuno può pensare che per una persona omosessuale fare figli sia come acquistare un’automobile e per gli etero sia invece qualcosa di superiore. Non esistono genitori gay e genitori etero, ma solo buoni genitori e cattivi genitori.
Diventare genitore è una scelta totale, che comporta soprattutto responsabilità oltre che impegno di tempo, affetti, denaro e libertà professionale. Pertanto vietare l’adozione del figlio del partnernon incide assolutamente sulla gestazione per altri, perché ciò che non si può né vietare né regolare è il desiderio che la muove, quel desiderio di diventare genitori che non si arresta con un divieto legislativo.
Oggi, noi di Alternativa Libera-Possibile ci troviamo combattuti, perché, da un lato, è indispensabile che il nostro Paese si doti di una norma che riconosca finalmente di fronte alla legge le coppie omosessuali, dall’altro, non vogliamo votare una legge che discrimina le famiglie arcobaleno e mette nel cassetto il diritto dei bambini di essere felici e di sentirsi come gli altri.
Tuttavia, siamo coscienti che l’operazione mediatica messa in atto su questo provvedimento ha creato nella gente l’immagine che chiunque ritardi l’approvazione di questa legge sia omofobo e sia contro i diritti, creando una distorsione della realtà.
Ma concludo con un piccolo aneddoto capitato qualche tempo fa. È il primo dicembre, Rosa, una ragazza che torna a casa dal lavoro, sale sull’autobus e si siede al primo posto libero che trova. Qualche fermata più avanti sale un signore che rivendica il diritto di sedersi sul suo posto. Le dice che i posti per i cittadini di serie B come lei sono al fondo e che lui vuole sedersi. Lei lo guarda e pensa che non vi siano differenze di rilievo tra lei e lui, a parte il fatto che lei è seduta e lui è in piedi. Quindi, garbatamente risponde che lei sarebbe rimasta al suo posto. Quel giorno nella lontana America del 1955, dove ai neri era stato dato il diritto di servirsi dei mezzi pubblici ma solo sedendosi nei posti a loro dedicati senza mescolarsi con i bianchi, fu chiaro a tutti che era stupido dividere i cittadini in bianchi e neri. Pertanto, oggi la componente di cui faccio parte, Alternativa Libera-Possibile, si asterrà perché è stupido continuare a dividerci in cittadini di serie A e di serie B (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa Libera-Possibile).

PRESIDENTE. Adesso sarebbe iscritto a parlare il deputato Ignazio La Russa ma non mi pare di vederlo in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico ha deliberato di lasciare libertà di voto ai propri deputati in relazione sicuramente alle diverse sensibilità presenti nel nostro gruppo ma anche in relazione a una valutazione, oserei dire, un po’ tormentata della comparazione e del bilanciamento tra punti pieni e punti vuoti in questa proposta di legge.
È evidente che c’era un dato alle nostre spalle, un’esigenza non derogabile di disciplinare questa formazione sociale e, tuttavia, non possiamo fingere di non vedere che, sia pure in relazione a un eccesso nell’affermazione dei propri valori, a una sorta di hubris nel percorso parlamentare, l’emergenza ha prodotto anche questa singolare anomalia della fiducia su questo testo di legge.
Noi sappiamo che, nell’affermazione certamente di questo bisogno di disciplina che non contestiamo, anzi che pienamente valorizziamo e a cui aderiamo, c’era invece l’esigenza di dover trovare tra, da una parte, la giurisprudenza della Corte costituzionale e, dall’altra, la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nel loro rapporto dialettico, la possibilità di riempire quello spazio intermedio fondando più correttamente la discrezionalità etico-politica del legislatore.
La singolarità del percorso legislativo non ha permesso questo e devo onestamente riconoscere che non c’è in alcun modo una contraddizione tra l’affermazione e la coscienza dell’esigenza di disciplinare questo istituto e questa formazione sociale e la preoccupazione della fragilità del testo medesimo che, così come fatto, sicuramente a nostro parere finirà con l’aprire la strada a difficoltà applicative e interpretative che produrranno una molteplicità spesso alluvionale di decisioni della giurisprudenza di merito e ciò, a nostro parere, non aiuta molto quello che invece è il nostro compito centrale di lavorare per l’unificazione più profonda del popolo italiano.
Ma c’è una seconda ragione che qui vorrei richiamare ed è che i processi di globalizzazione che oramai noi abbiamo come contesto e vincolo della nostra azione quotidiana hanno posto in Europa – ed è un peccato che questo non sia avvenuto per noi come legislatore in questo contesto legislativo – un tema fondamentale che è il tema della funzione della legge nella disciplina dello statuto della persona, nel supporto giuridico alla sua espansione individuale: un tema particolarmente impegnativo soprattutto in un quadro europeo in cui sempre più la forbice si è realizzata e consumata intorno alla libertà, tra i diritti relativi alla libertà e i poteri relativi alla libertà.
Non vedere questa dicotomia e sottrarsi a un’indagine spregiudicata di questo nuovo ruolo della legge sullo statuto più delicato, che è proprio quello della persona, significa un po’ obiettivamente depotenziare le possibilità del processo legislativo. Poiché sappiamo che saremo sempre più chiamati a misurarci con questo tema, noi invitiamo ad aprire questo dibattito perché ne va in fondo della nostra funzione soprattutto in una società italiana che, come diceva Aldo Moro, è caratterizzata da passioni forti e da istituzioni fragili. Vorrei qui concludere ricordando che certamente il dibattito europeo pone fortemente in dubbio la possibilità di una espansione che sia nello stesso tempo un progresso se ci si attesta esclusivamente sulla politica dei diritti che, priva di questo orizzonte più ampio, rischia di diventare, come ha detto un illustre costituzionalista, ahimè una politica surrogata (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico e del deputato Longo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Parlando del provvedimento – se mi vuole ascoltare – delle unioni civili… non ho fretta… non si preoccupi…

PRESIDENTE. Alla Presidenza confluiscono sempre molte richieste. Prego, deputato Fedriga.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Capisco. Non si preoccupi. Parlando del provvedimento delle unioni civili, «non credo…sia un provvedimento su cui, ad esempio, introdurre l’elemento della fiducia. È un elemento su cui credo bisognerà lasciare a tutti la possibilità di esprimersi»: non sono le mie parole, sono le parole espresse il 29 dicembre 2015 dal Presidente del Consiglio Renzi. Il Presidente del Consiglio bugiardo, che per l’ennesima volta smentisce se stesso anche nella fiducia imposta a questa Camera, è la dimostrazione che abbiamo un Governo che non è che non rispetti gli impegni con la Lega, non è che non rispetti gli impegni con il Parlamento: non rispetta gli impegni con il Paese. E devo Presidente dirle che anche la Presidenza ha una responsabilità in quanto è successo perché è vero che non poteva intervenire direttamente opponendosi alla fiducia ma poteva utilizzare strumenti anche di moral suasion per impedire di fatto l’introduzione della fiducia stessa. Infatti, Presidente, quando c’era da stravolgere il Regolamento per tutelare la maggioranza e il Governo, la Presidenza non ha esitato a mettere la tagliola. Quando, invece, come in questa discussione la Presidenza doveva interpretare il Regolamento utilizzando semplicemente il buonsenso e utilizzando un’interpretazione un po’ più estensiva, la Presidenza ha detto «no». Sia chiaro che personalmente e come movimento ci batteremo sempre affinché ogni individuo sia libero di vivere la propria affettività e le proprie preferenze sessuali liberamente. Altra cosa però è istituire di fatto il matrimonio gay. Entrando nel merito del provvedimento, infatti, questa proposta di legge introduce proprio il matrimonio gay. La norma sulle unioni civili richiama infatti ai medesimi articoli del codice civile riferiti al matrimonio e questo, Presidente, rappresenta un attacco diretto alla famiglia. Infatti, se effettivamente volevano ampliare i diritti civili del singolo, potevano farlo tranquillamente con il consenso, credo, unanime di questo Parlamento. Le faccio un esempio: se io volessi essere assistito in caso di malattia dal mio migliore amico di una vita, adesso non potrei farlo: perché non estendere in quel caso la libertà, la vera libertà di scelta per l’individuo ? Invece si è voluto fare semplicemente la fotocopia del matrimonio che non ha nulla a che fare con i diritti civili ma – ripeto – è un attacco diretto alla famiglia. Infatti ci sono due modi per attaccare la famiglia: quello diretto che ovviamente voi non avete avuto il coraggio di scrivere oppure annacquando tutto, dicendo che qualsiasi cosa è famiglia. In quel caso il tutto diventa niente e la maschera l’avete tolta dando parere contrario e, votando come maggioranza, contro un nostro ordine del giorno che diceva semplicemente di «promuovere una politica – lo leggo testualmente – a sostegno della famiglia quale nucleo fondamentale della nostra società». Avete votato contro, la maschera è scesa. La maschera è scesa anche – e devo dire in modo più drammatico – per quanto riguarda le adozioni e per quanto riguarda la pratica dell’utero in affitto. Non sto qui a rileggere, ma lo sa tutta l’Aula – ed è giusto che lo sappia anche chi ci ascolta da casa, che Governo e maggioranza hanno votato contro alcuni nostri ordini del giorno che impegnavano il Governo affinché si facesse interprete, anche sui tavoli internazionali, della necessità di fermare l’aberrante pratica dell’utero in affitto. Avete votato contro e il Governo ha dato parere contrario.
Ebbene, in questa legge, di fatto anche questo in modo surrettizio, perché non avete nemmeno il coraggio di scriverlo, introducete l’adozione gay, e quindi anche, indirettamente, la pratica dell’utero in affitto. Gli articoli del codice civile che richiamate, i medesimi del matrimonio, combinati al comma 20 della norma che stiamo discutendo, di fatto, avallano l’utero in affitto. Presidente, state scrivendo per legge che un bambino, ancor prima di nascere, non ha diritto ad avere un papà e una mamma. È un abominio !
I casi, i percorsi della vita, le difficoltà possono far venir meno un genitore, è evidente ed è vero, ma scrivere per legge che alcuni bambini non hanno diritto a papà e mamma è aberrante. Non esiste il diritto ad avere un figlio: può essere un buon desiderio, ma non è un diritto. Il diritto che esiste è quello del bambino di avere un papà è una mamma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). L’affitto di un utero, per capire di cosa si tratta, è un individuo che decide di affittare l’utero, comprare un ovulo, inseminarlo con un donatore maschio e far nascere, o meglio, comprare una vita. E questo perché viene portato avanti ? Perché il bambino non deve avere la minima possibile percezione che esista una mamma, e quindi bisogna mischiare tutto, perché al bambino quel diritto bisogna negarglielo.
E questo voi state avallando, indirettamente in questa norma. Ripeto, la prova di ciò è la bocciatura dei nostri ordini del giorno. La vita – lo dico al Governo, lo dico a Renzi, lo dico alla maggioranza – non si compra. E lo dico anche a Vendola: la vita non si compra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! L’attacco che state facendo alla famiglia è su tutti i fronti, anche, per esempio, con l’introduzione dell’ideologia gender che state portando nelle scuole e che i vostri amministratori locali stanno portando avanti. Vi porto il caso della mia regione, dove, addirittura, per cercare di non chiedere nemmeno il consenso alla famiglia se si vogliono portare avanti lezioni che vengono discusse non da un professore, ma da un volontario dell’Arcigay, hanno introdotto nel POF questi corsi, cosicché che i genitori non debbano dare consensi, seppur i figli sono minorenni.
Avviene nelle scuole del Friuli-Venezia Giulia, nelle scuole di Trieste, con la vostra amata Serracchiani e il sindaco Cosolini, che speriamo che con queste elezioni vada finalmente a casa. Avete introdotto per i bambini delle scuole materne il «gioco del rispetto», che è un gioco che prevede che i bambini dai tre ai cinque anni si scambino i vestiti tra maschietto e femminuccia, che si peschino i vestiti da principessa e se li mettano i bambini – non è uno scherzo ! – e i vestiti da cavaliere vadano alle femminucce, per dire che non esiste alcun tipo di differenza. È una vergogna assoluta ! Questo è un attacco a degli esseri indifesi che sono i bambini. E allora noi ci battiamo con orgoglio, ci battiamo malgrado – mi permetta, Presidente, di leggere in Aula la civiltà di chi chiede diritti civili – mi scrivano, perché porto avanti questa battaglia, che qualcuno legittimamente non può condividere, «ti auguro un figlio omosessuale e ti auguro di vederlo soffrire e vederlo morire suicida, come è successo a Bari». Grazie, questa civiltà di chi chiede diritti civili ve la lascio volentieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), però annuncio che noi andremo avanti, malgrado una maggioranza schiavizzata, malgrado NCD che vota addirittura contro l’ordine del giorno per tutelare la famiglia, la svendita totale di qualsiasi principio: infatti se me lo aspetto da partiti come SEL, che, pur su posizioni diverse, molto diverse, rispetto per una coerenza, la coerenza di chi svende qualsiasi propria idea per una poltrona, perdonatemi, ma non la posso accettare, prima che da parlamentare, da cittadino, da cittadino elettore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Malgrado tutto questo, noi andremo dal popolo, a chiedere di esprimere la propria volontà, perché malgrado questo Parlamento, falsificato da una legge elettorale che ha fatto entrare in modo non costituzionale una maggioranza parlamentare, e un Presidente del Consiglio non eletto, malgrado questo servilismo dimostrato, noi chiederemo al popolo.
E, per questo, nella giornata di domani annunceremo un referendum perché finalmente la parola torni a quei cittadini liberi che non mirano, – concludo –, alla poltrona, ma semplicemente a una società normale per i propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. La proposta di legge oggi in esame risolve un problema non più rinviabile: il riconoscimento di forme di convivenza fra due persone maggiorenni unite da legami affettivi e non inquadrabili nello schema della famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio. Il fenomeno non è marginale e non riguarda solo coppie omosessuali, perché i conviventi eterosessuali che non intendano, per le ragioni più varie, contrarre matrimonio sono oggi numerosissimi. La legge non poteva ignorare questa realtà e disciplina entrambe le situazioni. Per le coppie omosessuali che vogliono accedere ad un insieme di diritti e doveri simile a quello delle coppie sposate è previsto l’istituto dell’unione civile. Per tutti coloro che scelgono la via della convivenza di fatto la proposta di legge riconosce alcuni dei diritti previsti per i coniugi e per i membri dell’unione civile.
La Corte costituzionale aveva in passato costantemente affermato che la convivenza more uxorio è diversa dal vincolo coniugale e a questo non meccanicamente assimilabile al fine di desumerne la necessità di una parificazione di trattamento, e che, tuttavia, l’unione di fatto è formazione sociale meritevole di tutela. Le unioni omosessuali possono, dunque, trovare riconoscimento e garanzia come formazioni sociali e la Corte costituzionale ha più volte sollecitato il legislatore ad intervenire con una disciplina che regolamenti le unioni tra persone dello stesso sesso, in modo da garantire a queste ultime il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone, nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri. Così la sentenza n.138 del 2010, che ha comunque sei anni.
Coerentemente con l’elaborazione giurisprudenziale, il provvedimento in esame prevede, appunto, l’istituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso, qualificandola quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione, recependo le indicazioni della suddetta pronuncia ed eliminando ogni riferimento con l’articolo 29 della Costituzione, che riguarda, invece, la famiglia. Viene così colmata la distanza che ci separava dal resto dell’Europa, dove quasi tutti gli Stati hanno disciplinato la materia, né si può dimenticare che, nel luglio dello scorso anno, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, nell’ambito del caso Oliari ed altri contro l’Italia, aveva condannato il nostro Paese per la violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani.
La soluzione prescelta si ispira a quella adottata in Germania e, facendo tesoro della giurisprudenza delle corti internazionali, assume il modello delle unioni civili e dà vita ad un nuovo istituto giuridico da applicare alle persone dello stesso sesso, che, per molti aspetti, ricalca il matrimonio, senza, tuttavia, costituirne formale clonazione. In pratica, il comma 20 estende ai membri delle unioni civili le medesime prerogative previste per i coniugi, con la sola eccezione delle norme del codice civile non menzionate nella stessa proposta di legge, e l’eccezione sempre della legge sulle adozioni. Noi esprimiamo piena condivisione di questo tipo di soluzione e crediamo che bene abbia fatto il Senato a stralciare dalla proposta di legge oggi in esame le norme che riguardavano la cosiddetta stepchild adoption, che avrebbero incoraggiato il ricorso a pratiche illecite come la maternità surrogata, pratiche verso le quali il nostro gruppo ha espresso totale contrarietà anche nel dibattito svoltosi in quest’Aula la scorsa settimana. Riteniamo che il tema complesso delle adozioni vada affrontato in modo organico, con uno specifico provvedimento che disciplini ex novo la materia, ridisegnando i confini del ricorso all’istituto giuridico dell’adozione tanto per le coppie sposate che per quelle che saranno normate dalla proposta di legge oggi in esame.
Come già sottolineato, il provvedimento in discussione non si riferisce solo alle coppie omosessuali, ma anche a quelle etero legate da un progetto di vita fuori dallo schema classico del matrimonio. La minore propensione al matrimonio è strettamente correlata ai mutamenti sociali intervenuti negli ultimi decenni e ad articolare i percorsi familiari oggi è la diffusione delle unioni libere, che in alcuni casi rappresentano una fase di preludio al matrimonio, ma che possono anche ricoprire un ruolo adesso del tutto alternativo. Le statistiche ci dicono che le convivenze more uxorio tra partner celibi e nubili arrivano a 641 mila, e sono dieci volte quelle di un ventennio fa; i dati sulla natalità confermano che più di un nato su quattro ha genitori non coniugati.
Per quanto attiene quindi alle convivenze di fatto, i diritti e i doveri delle coppie sussistono, come ormai pacificamente affermato dalla giurisprudenza, per il solo fatto della convivenza. Non si è inteso quindi trasformare queste convivenze di fatto in convivenze di diritto, come lamentato in quest’Aula ieri e oggi dal collega Baldelli, ma quanto piuttosto regolamentare in via legislativa i diritti e i doveri della coppia, evitando così di demandare questa materia esclusivamente all’interpretazione giurisprudenziale. Il testo elenca tutta una serie di situazioni meritevoli di tutela, dal diritto reciproco di visita in ospedale o in carcere a quello di ottenere informazioni personali normalmente coperte dalla privacy, dal diritto a succedere al convivente nel contratto di locazione all’accesso alle graduatorie di assegnazioni di abitazioni popolari; e l’elenco è lunghissimo, ve lo risparmio, anzi credo che tutti l’abbiate letto. Si tratta comunque anche in questo caso di una norma quanto mai opportuna, che accomuna tutte le convivenze, sia quelle etero che quelle omosessuali.
È un provvedimento, quello che oggi abbiamo in esame, che rimette il nostro Paese al passo con le altre democrazie occidentali sul terreno non secondario del riconoscimento dei diritti individuali: per questo Scelta Civica lo voterà con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l’Italia).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al prossimo iscritto a parlare, c’era il deputato Totaro a cui do brevissimamente la parola per una comunicazione. Prego.

ACHILLE TOTARO. Presidente, onorevoli colleghi, nel preannunciare il voto contrario del gruppo di Fratelli d’Italia, consegno la nostra dichiarazione di voto.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

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