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Caso Morosin, alcuni sconfinamenti sembrano accettabili altri no.

(ANSA) – ROMA, 9 MAG – “Sono decenni che Magistratura democratica interviene sulle scelte della politica con propri documenti e comunicati e con interviste di propri esponenti.
Dunque sorprende la sorpresa di oggi”. Alfredo Mantovano, consigliere di corte d’appello a Roma, vicepresidente del Centro studi Livatino e prima ancora vice ministro dell’Interno, interviene così nella polemica magistratura-politica. Md, aggiunge “lo ha fatto per la riforma della Costituzione approvata dieci anni fa, poi bocciata dal referendum, partecipando attivamente alla campagna per il No. Lo ha fatto, prima ancora, per la riforma elettorale del 1993, il cosiddetto Mattarellum, usando toni che paventavano la restrizione della democrazia a seguito del nuovo sistema. Lo fa correntemente, al di là delle modifiche costituzionali, sui temi dei diritti civili, passando dalle teorizzazioni in convegni alle sentenze che pretendono di colmare presunte lacune del Parlamento: è stato così per il caso Englaro, è così oggi per l’adozione delle coppie omosessuali”. Secondo Mantovano, quindi “o si concorda sulla circostanza che il principio secondo cui il giudice applica la legge, non la crea, non la sovverte, ha portata generale; o, come pare avvenire a proposito del caso Morosini, si ritiene che alcuni sconfinamenti siano accettabili e altri no”. “Non si può però sostenere la seconda posizione – conclude il magistrato – e presumere di essere credibili”.

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