di Francesco Cavallo, avvocato-dottore di ricerca Università del Salento
* in esclusiva per questo sito *
La vicenda del Consigliere di Stato Deodato, messo alla gogna per le sue convinzioni personali dopo aver redatto una Sentenza definita impeccabile anche dai suoi detrattori, non è l’esito ultimo di un violento attacco liberticida, vi è ragione di credere che sia solo l’inizio.
Qualche settimana fa alcuni media italiani – si contano sulle dita di una mano, uno cartaceo e due online – hanno riportato una notizia che avrebbe meritato ben altra eco. Con provvedimento del Ministro della Giustizia britannico, Gove, e del presidente della Corte Suprema, Lord Thomas di Cwmgiedd, un giudice della sezione famiglia della corte del Kent, contea a sud-est di Londra, è stato rimosso dal servizio per “colpa grave”: sostiene sia meglio affidare un bambino a una mamma e un papà piuttosto che a due persone dello stesso sesso. Ovviamente non è uno scherzo.
Richard Page, 69 anni, da 15 applicato al “tribunale delle famiglie”, era finito nel mirino del pensiero unico nel 2014. In quella circostanza Page aveva redatto una Sentenza non conforme ai precedenti della corte negando l’affido di un minore ad una coppia gay in applicazione del principio del best interest, ovvero del miglior interesse del minore ad essere collocato presso una coppia composta da un uomo e da una donna. La sentenza non conteneva valutazioni sulla congruità della coppie omosessuali né faceva ricorso ad argomentazioni religiose, ma era motivata in punto di common law (ed anche bene a detta di taluni, tant’è vero che non fu appellata). Page però è un cristiano battista, anzi è il pastore del villaggio di Headcorn. Ecco, dunque, che, a partire da quella sentenza, a suo carico si avvia addirittura un procedimento disciplinare, che si conclude 30 dicembre 2014 con un provvedimento che infligge a Page una reprimenda orale scritta da parte dei superiori e la partecipazione obbligatoria a un percorso di “aggiornamento” sui temi del gender e del contrasto alle discriminazioni e all’omofobia. Il provvedimento, però, non censura alcuna condotta del giudice Page nell’esercizio delle sue funzioni né rileva la eventuale abnormità di qualche sua pronuncia, men che mai della sentenza da cui traeva origine il procedimento disciplinare: “Mr. Page was found to have been influenced by his religious beliefs and not by the evidence”[1], laddove evidence nel contesto di common law è l’insieme di risultanze processuali (scritte, orali, frutto di consulenza tecnica, che conducono alla prova) e del c.d. “notorio” richiamato dal nostro art. 115 c.p.c.. In altre parole il giudice è sanzionato e “rieducato” perché – a dire dei colleghi che lo hanno giudicato – è influenzato dalle sue credenze religiose piuttosto che dagli elementi di fatto e di diritto accertati in giudizio o di comune esperienza e da porsi a base della decisione.
Ma nonostante il giudice Page si difenda ribadendo che le sue convinzioni religiose non influenzano le sue sentenze, il dibattito pubblico avviatosi nei mesi successivi si incentra sulla compatibilità tra esercizio di funzioni pubbliche e convinzioni religiose.
Evidentemente però il corso di “aggiornamento” inflitto come sanzione non deve aver funzionato con Page. Nel marzo 2015 il giudice rilascia una dichiarazione alla BBC[2]: «La mia responsabilità come magistrato è di applicare il principio del miglior interesse del minore e nel caso di specie ho valutato e argomentato che proprio dalle risultanze processuali emergeva preferibile che i suoi genitori affidatari fossero un uomo e una donna».
Apriti cielo. L’intervista gli costa un’ulteriore procedimento disciplinare. Nel corso di questo, facendo leva proprio sul concetto di evidence richiamato nel provvedimento di condanna del dicembre 2014, Page spiega – oralmente e attraverso documentate memorie – che riguardo ai casi di adozione da parte di persone dello stesso sesso, non vi è ancora una “certa ed univoca analisi sugli effetti di tali collocamenti sui bambini”; tuttavia “come magistrato, devo agire sulla base delle prove. Ebbene, molto semplicemente, nei giudizi di cui mi sono occupato non ho mai registrato una evidence tale da convincermi che affidare quel determinato bambino alle cure di una coppia composta da persone dello stesso sesso potesse essere, dal punto di vista olistico, nel miglior interesse del bambino anziché affidarlo a una mamma e un papà come invece notoriamente avviene da millenni”. Il processo disciplinare, però, stavolta si conclude addirittura con la rimozione definitiva. Drammatiche le scarne motivazioni contenute nel provvedimento del 9 marzo 2016[3]: “le affermazioni del giudice Page ad un’emittente nazionale conducono una persona ragionevole a ritenere che egli abbia biasimato faziosamente e affermato un disvalore nei confronti dei genitori adottivi dello stesso sesso. Tanto rappresenta una condotta grave che getta discredito sull’intera magistratura. Per queste ragioni il giudice Page viene rimosso dalla magistratura. Già nel 2014 il giudice Page era stato ritenuto responsabile in sede disciplinare per essere, nell’esercizio delle funzioni di giudice di famiglia, influenzato dalle sue credenze religiose piuttosto che dall’evidence”.
L’amaro paradosso è che la trasmissione all’interno della quale era stato mandato in onda il servizio contenete le dichiarazioni di Page aveva ad oggetto proprio le discriminazione che subiscono i credenti e che li costringono di fatto ad essere espulsi dalla vita pubblica… Page ha presentato ricorso al ministro della giustizia britannico a suo dire non per difendere il proprio posto di lavoro – al compimento dei 70 anni sarebbe stato collocato in pensione – ma tutti i lavoratori pubblici cristiani.
Ma il calvario dell’ex giudice non si è esaurito con la rimozione dall’ordine giudiziario.
Qualche giorno dopo, ospite di un programma tv mattutino molto visto, Good Morning Britain, Page, dopo aver ribadito le sue difese viene attaccato violentemente dal conduttore omosessualista, Piers Morgan, il quale lo dichiara indegno di ricoprire la carica di giudice di famiglia anzi di ricoprire qualunque ruolo pubblico.
E, dunque, c’è di più.
Da sempre, anche da prime di intraprendere la propria carriera giudiziaria, Page si è sempre occupato di assistenza ai malati psichiatrici, sino a divenire membro del board di un centro di assistenza e cura convenzionato con servizio sanitario nazionale, il Kent and Medway NHS and Social Care Partnership con sede nella sua città. Ebbene, a seguito delle proteste degli LGBT, il 27 marzo 2016 Page è stato rimosso dalla carica di membro del board dell’ospedale “al fine – si legge nel comunicato – di non minare la fiducia che lesbiche, gay, bisessuali e transgender hanno nello staff e nella dirigenza. Spesso, infatti, erroneamente l’essere LGBT viene associato a un disagio psichiatrico. Sicché è indispensabile che i pazienti e la popolazione locali nutrano nel KMPT fiducia che non vi sia alcun pregiudizio e alcuna discriminazione e che tutti siano trattati con correttezza e imparzialità”…
[1] http://judicialconduct.judiciary.gov.uk/wp-content/uploads/2014/12/JCIO_press_statement_-_Mr_Richard_Page_JP.pdf
[2] https://www.youtube.com/watch?v=tPXkkTLOQ5k
[3] http://judicialconduct.judiciary.gov.uk/wp-content/uploads/2016/03/JCIO-press-statement-removal-Mr-Richard-Page-JP.pdf